Anna Bonaiuto è in scena presso il Teatro India, con il monologo scritto e diretto da Gianfranco Fiore La Belle Joyeuse ed ispirato alla vita della principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, una figura di primo piano del Risorgimento italiano.
Il buio cede ad un’esplosione di luce, annunciante l’ingresso in scena della Bonaiuto che si muove con l’enfasi drammatica d’un’eroina Verdiana per narrare, in circa un’ora, la straordinaria vita d’una donna fuori dai canoni: Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso era una nobile milanese, cresciuta dall’affascinante madre in un ambiente progressista e vicino alla lotta contro l’occupazione austroungarica della Lombardia, compì studi approfonditi, come varietà di competenze e conoscenze, seppur affetta da una forma lieve d’epilessia che non ne limitò mai la vitalità e la forza interiore. Come non accadde, quando contrasse la sifilide dal marito, un bellissimo uomo sposato a sedici anni, dedito alla lotta per un’Italia libera e unita, ma anche all’assidua frequentazione dei bordelli di Milano. Assieme al suo sposo, Cristina fece le sue prime scorribande notturne come insurrezionalista e, anche dopo l’allontanamento dell’uomo dalla sua casa, continuò a finanziare i cospiratori ed a partecipare alle loro riunioni. Divenne, così, invisa al capo della Polizia austriaca a Milano, e fu protagonista di ripetuti scandali poiché donna separatasi volontariamente dal marito e dovette fuggire in Francia, dove si curò dalla sifilide, male che non l’abbandono mai del tutto pur non domandola mai, per poi divenire a Parigi la protetta di un eroe nazionale, il generale Lafayette, e protagonista della vita mondana della metropoli, accogliendo nel suo salotto intellettuali, artisti d’ogni risma tra cui Balzac e Flaubert, cortigiane ed altri esuli italiani come lei.
Nella sua lunga vita, partecipò ai moti di Napoli, diresse giornali su cui Mazzini non volle scrivere poiché gestiti da una donna, aderì alla causa repubblicana dopo che Carlo Alberto di Savoia lasciò la sua Milano in mano agli austriaci, viaggiò per il mondo e aprì asili e scuole nelle sue terre, affinchè i contadini e i loro figli potessero avere vite dignitose.
Ella fu una dei protagonisti più importanti della gloriosa fase risorgimentale, sempre critica e lucida e altrettanto vessata in quanto donna in una società bigotta e maschilista, ma ciò non le impedì di essere parte attiva di conflitti e rivoluzioni in prima linea.
Cristina fu una donna dalla vorace curiosità intellettuale, costantemente affamata di Verità e Conoscenza quanto decisa a viver libera in un mondo che voleva tutto il genere femminile subordinato se non schiavo degli uomini e, contro ogni sua previsione, fu anche madre d’una figlia, Maria.
Anna Bonaiuto è su uno spoglio palcoscenico in cui vi sono una poltrona ed un telo dietro lei, e la sua presenza scenica permea l’intera sala con una potenza enorme, padrona di sé nell’interpretazione che restituisce appieno la forza e grinta del suo personaggio.
Tenera, battagliera, riflessiva, caustica e melanconica, l’attrice manifesta tutte le sfumature della nobildonna, grazie ad un monologo di straordinaria bellezza ed acume.
I monologhi, infatti, possono esser forieri di noia da parte del pubblico, anche in mano a grandi interpreti. Tuttavia la Bonaiuto sospende il tempo grazie all’incanto d’una recitazione magnifica: lo spettatore è avvinto dalla fluidità di parole che si susseguono ed incuriosito da un’esistenza eccezionale, che provoca rispetto ed invidia per la sua peculiarità. Il tempo scorre velocissimo e l’attrice conduce verso il finale in uno zenith di riflessione ed emozioni.
Una grande prova per una delle attrici italiane più talentuose e magnetiche degli ultimi decenni.
Gianfranco Fiore ha scritto un testo drammaturgico struggente benchè privo dalle maglie della retorica, spesso riservata agli eroi ad ai personaggi storici, la sua scrittura è evocativa, pregna di sentimento e stima verso la protagonista ma anche dialetticamente misurata e capace d’una saggia ironia.
Nel monologo, la principessa narra di sé elencando i propri meriti, senza mai cedere all’auto-incesamento o a una fastidiosa indulgenza.
Lo scritto di Fiore riesce far sorgere nel pubblico il desiderio di conoscer meglio tale figura, il cui impatto sulla vita politica e culturale dell’Europa ottocentesca fu grande seppur sconosciuto a molti.
L’autore sottolinea, implicitamente, che ciò è determinato dall’esser una donna e sviluppa per bocca di Cristina/Anna Bonaiuto una serie di considerazioni sulla condizione femminile nella Storia, rendendo ancora più coraggiosa la protagonista la quale lottò contro monarchi e gendarmi e contro pregiudizi, radicati profondamente anche in fini pensatori riguardo il ruolo e le capacità delle donne.
Un testo sublime recitato alla perfezione, dunque, e che s’avvale d’un sapiente gioco di luci, le quali connotano i differenti momenti in una narrazione non verbale: attraverso il cambio di luci, la regia ci comunica gli stati d’animo della protagonista ed avviene la cesura tra un capitolo e l’altro della sua vita.
Anche la scenografia è un elemento prepotentemente narrativo, con pochi oggetti in scena ed un telo che come per il gioco di luci restituisce visivamente i moti interiori del personaggio.
Uno spettacolo riuscito in ogni suo elemento, il cui grande merito è aver messo in scena con sapiente cura una donna definita da Balzac “più impenetrabile della Gioconda”.
In scena fino al 17 gennaio, domenica alle ore 18 il resto dei giorni alle 21.
Roberto Cesano