In una sala riunioni all’interno di una fabbrica, le dieci rappresentanti delle operaie stanno attendendo che la loro portavoce, Bianca, esca dalla riunione con i vertici dell’azienda ormai dopo molte ore.
La tensione tra le donne è palpabile; temono, infatti, notizie infauste come eventuali licenziamenti o tagli allo stipendio, ma quando la loro collega appare e consegna a tutte una missiva dei capi sorpresa e sollievo s’alternano: le cosidette cravatte s’impegnano a preservare tutti i posti di lavoro e dettano una singola condizione ovvero tagliare di 7 minuti la canonica pausa da 15 minuti, durante l’orario lavorativo.
Alle lavoratrici pare, inizialmente, una sciocchezza più che accettabile come richiesta; in fondo cosa sono 7 minuti della pausa d’ogni singola lavoratrice rispetto ad esuberi o altro?
Eppure, Bianca si dichiara scettica di fronte a tale proposta poiché avverte una profonda inquietudine riguardo essa e le motivazioni più insidiose e nascoste, che si celano dietro alla richiesta della direzione.
Da ciò scaturisce un confronto serrato tra le undici protagoniste, donne d’età, nazionalità e visioni del lavoro molto differenti tra loro: le operaie immigrate e la maggior parte delle più giovani vogliono siglare l’accordo per timore di potenziali ritorsioni; le più adulte, al contrario, si dimostrano più politicizzate e seppur dichiarino, per la maggior parte, di voler acconsentire sono critiche quanto Bianca verso le intenzioni delle cravatte.
Al contrario della portavoce, quasi nessuna delle operaie crede di poter realmente fare la differenza nella lotta contro i padroni della fabbrica e ciò scatena un durissimo scontro tra le donne, in cui emergono egoismo, paura della perdita del lavoro, rabbia per la propria condizione e le molteplici esperienze individuali.
Come voteranno le protagoniste alla fine?
7 minuti, testo di Stefano Massini nasce dalla proposta realmente fatta dalla direzione di una fabbrica tessile francese alle proprie operaie sul taglio di alcuni minuti della pausa ed è un potente manifesto politico su necessità ed ideali nel mondo del lavoro moderno.
Un’opera, molto forte e colma di dubbi e varie prospettive sull’argomento, portata in scena dalla compagnia Attori e Tecnici del Teatro Vittoria sotto la direzione artistica di Viviana Toniolo con risultati eccellenti: il gruppo d’interpreti, capeggiato dall stessa Toniolo/Bianca, si distingue per bravura e passione; l’adattamento, diretto da Claudio Boccaccini, mantiene un ritmo sincopato per tutta la sua durata, senz’alcun cedimento o momento morto, trascinando lo spettatore nel turbine emotivo ed etico delle protagoniste.
Le diverse concezioni di rapporto con il padrone e di diritti lavorativi collidono tra loro, in maniera realistica e senza alcuna retorica nello spettacolo, grazie alla scrittura asciutta di Massini trasposta fedelmente in scena dalla compagnia Attori e Tecnici.
Il cast spicca per delle interpretazioni dallo stile eterogeneo ma ben amalgamato: dalla sicurezza con cui calca il palcoscenico Viviana Toniolo e la sua dizione pressochè perfetta, alla spontaneità di Liliana Randi, Chiara David e le altre attrici, che Boccaccini dirige con mano sicura, riuscendo a coordinare un lavoro corale con molteplici movimenti di scena, in maniera sapiente.
7 minuti commuove ed invita a riflettere e ciò lo rende uno spettacolo assolutamente da non perdere.
In scena presso al Teatro Vittoria fino al 24 marzo.
Roberto Cesano