Alice Dragstore @ Teatro Argot – Roma

Alice-DrugstoreUna stanza  colma di vestiti femminili  appesi con cura, un televisore ed il brusio di voci provenienti da altre stanze ; qui il giovane, intimidito Matteo fa il suo ingresso in scena, seguito rapidamente dagli eccentrici inquilini di questo spazio immaginifico. Cinque personaggi maschili, quattro drag-queen  ed un’aspirante tale.

Alice Dragstore  è un omaggio a quel capolavoro del nonsense che è  Alice in the Wonderland di Lewis Carrol: come la sagace bimba inglese precipitava nel lisergico Paese delle Meraviglie per inseguire un coniglio bianco, così Matteo si avventura nella scoperta di sé entrando nel rutilante microcosmo delle draq-queen;  uomini, per lo più gay, che si travestono da donne per esibirsi sul palco e che restituiscono un’immagine iconicamente ipertrofica della femminilità, appannaggio della Società dello Spettacolo e del fenomeno del divismo, sorto nello scorso secolo. L’inesperto Matteo, in  arte Alice appunto,  và a convivere con altre quattro drag per imparare da loro come costruire la propria controparte femminile e divenire una di loro; all’inizio è accolto con diffidenza e sarcasmo dagli altri, ad eccezione della logorroica e buffa Bunny, e sferzato dalla leader del gruppo, The Queen,  di cui per gran parte dello spettacolo udiamo solo le urla e i dettami in dialetto veneto.  Pian pian egli si inserisce divenendo un membro della strampalata famiglia ed inizia ad esibirsi nel locale dove lavorano anche le sue compagne .

Spettacolo costruito come un perenne gioco di specchi e di rimandi, dalla scenografia ai continui riferimenti alle varie avventure della celebre Alice di Carrol con tanto di onnipresente, ma mai visibile coniglietto bianco chiamato Ossimoro, sino alle citazioni perpetue degli archetipi della cultura pop omosex.

Gli stessi cinque personaggi sono tipici esempi del mondo gay e dell’immaginario delle drag-queen alla Priscilla la  regina del deserto: la matrona più adulta e disillusa, il caustico belloccio dalla lingua tagliente, il dandy distaccato, la drag svampita e dalla parlantina eccessiva sino al gay, determinato ad accettarsi dopo anni di repressioni ed incertezze.

Alice Dragstore  attinge appieno in un universo sconfinato e colorato per porre una sentita riflessione sull’identità, densa di malinconie e fascinazione per una delle categorie, se vogliamo definirle tali, della comunità gay. Le drag non desiderano acquisire un’identità di genere sessuale differente da quella originaria, come i transessuali ed i travestiti, ma esprimono il proprio temperamento artistico attraverso lustrini e paillettes, cantando in playback Madonna , Cher o Maria Callas.

Il palcoscenico, la perfomance di fronte ad un pubblico è un parte fondamentale delle loro vite e senza essi non esistono draq queen. Per tale motivo, gli attori si siedono di fronte agli spettatori come fossero di fronte ad un immaginario specchio- il pubblico stesso- e si scontrano, amano, soffrono in maniera spettacolarizzata tipica del melodramma. Infatti, per il citato gioco di rimandi, il televisore è perennemente  sintonizzato sulle puntate de Il Segreto  nota telenovelas spagnola contemporanea, dalle trame barocche e pregne di emozioni forti.

L’opera è scritta molto bene e vanta dialoghi brillanti, il sapiente uso del citazionismo, privo di qualsiasi sbavatura, e  tempi teatrali piuttosto azzeccati;  diretta da Massimiliano Burini, coniuga bene la sintesi tra scenografia, gestione degli attori, luci e  musiche ed  è interpretata con passione e convinzione dai cinque protagonisti,  a cui si può rimproverare solo qualche pecca occasionale riguardo il lavoro sul corpo e sulla voce che però  non inficiano assolutamente la riuscita dello spettacolo.

La scenografia è alquanto suggestiva ed è fondamentale nello spettacolo, quanto l’utilizzo calibrato delle luci di scena: lo spazio nero, pieno di vestiti , richiama la tana del Bianconiglio, il fatato ingresso per il folle Paese delle Meraviglie , ed è per  lo speranzoso Matteo/Alice il trampolino di lancio verso mondi nuovi e luminosi.

In scena fino al 26 aprile, presso il Teatro Argot, nel cuore di Trastevere.

Roberto Cesano