Antigone – primo studio @ Teatro Argot – Roma

antigone_argot1Antigone rappresenta uno dei più importanti esempi della tragedia greca e ha donato ai posteri uno dei personaggi femminili più intensi della storia del teatro di tutti i tempi.

Antigone – primo studio- è un omaggio al testo immortale di Sofocle; come suggerisce appunto il titolo, si tratta di uno studio sulla figura dell’eroina greca, che sacrificò la propria vita pur di seppellire il fratello contro il veto di Creonte, reggente di Tebe e zio materno.

Per chi fosse a digiuno di tragedia greca, Antigone è la figlia di Edipo, re di Tebe, che dopo aver scoperto di aver ucciso inconsapevolmente il padre, il precedente sovrano, e di aver sposato la madre, si accecò ed abbandonò la città in preda ad una lotta fraticida. Mentre lo zio Creonte, infatti, diveniva reggente della città, il fratello Policine creò un esercito di ribelli per reclamare il potere. Il giovane trovò la morte per mano dell’altro fratelllo al servizio dello zio e il suo cadavere, assieme a quelli di tutti i ribelli, fu abbandonato per strada come segno di disprezzo. Tuttavia Antigone sfidò Creonte decidendo di seppellire comunque Polinice e fu giustiziata per aver rifiutato di fare pubblica ammenda per il suo gesto. Alla morte della giovane si suicidò anche Anemone, suo fidanzato e figlio dello stesso Creonte, gettando il padre nella piu’ cupa disperazione per aver sacrificato delle vite in nome della ragione di stato.

La tragedia sofoclea è proprio una metafora sofferta del conflitto eterno tra etica individuale e ragion di stato: Antigone si immola come martire pur di perseguire i suoi valori e non retrocede di fronte al pragmatismo politico dello zio. Lo stesso Creonte è in realtà una vittima, che perde l’intera famiglia, sorella, nipoti e lo stesso figlio, a causa della crudeltà del Fato.

Tra i due personaggi è in atto uno scontro dialettico tra Giustizia morale e Giustizia politica, come sottolinea lo spettacolo diretto ed interpretato da Titta Cecconi e Julia Borretti.

In una scena spoglia, i cui confini sono tracciati da una linea di sale, Antigone e Creonte si battono attraverso la parola; la gioventù feroce e bramosa d’onore eroico della nipote contro la pacata saggezza adulta dello zio reggente. L’esito non muta, Antigone muore ma Creonte non troverà comunque pace, pur convinto d’aver agito per il bene di Tebe.

Lo spettacolo tenta di modernizzare l’opera di Sofocle, puntando molto sul confronto tra questi aspetti dell’eroina e dello zio, attraverso lunghi e densi dialoghi ed una scenografia in cui e’ presente un televisore, finestra sulla realtà’ del nostro tempo.

Testo di matrice sperimentale, basato completamente sulla presenza scenica dei due interpreti, racchiude in sè il coraggio di tale tipologia teatrale ma in alcune parti anche una certa verbosità.

Titta Cecconi è completamente padrone della scena, la riempie con corpo e voce, mentre Julia Borretti, seppur visivamente interessante, risulta un po’ legnosa nelle pantomime.

Un plauso a per l’uso sapiente delle luci ed ai due autori per una serie di scelte registiche interessanti.

In scena fino al 30 maggio presso il teatro Argot.

Roberto Cesano