Il nuovo spettacolo Apriti cielo, in scena presso il Teatro Ambra Jovinelli, segna il ritorno sui palcoscenici romani degli amatissimi Ficarra e Picone, ormai da anni beniamini del pubblico tra teatro, cinema e televisione.
Diviso in tre differenti scene, lo spettacolo vede impegnati gli attori siculi a destreggiarsi tra gag, battute al vetriolo reciproche ed una velata, ma non troppo, attenzione all’attualità : nella prima scena sono dei tecnici televisivi alle prese col ritrovamento del cadavere di un loro cliente e con le rivelazioni di segreti intimi; immediatamente dopo interpretano un prete (Ficarra) ed un chierichetto (Picone) con una visione alquanto differente della fede e dei dogmi; nella terza scena, invece, riprendono personaggi già conosciuti impegnati in dialoghi populisti sulla solita panchina.
Apriti cielo ripropone una formula consolidata di umorismo, in cui i ruoli della coppia artistica sono ben delineati e definiti dall’esperienza e dall’affiatamento: Ficarra recita il ruolo dell’uomo più sicuro e pratico, per quanto non privo di stranezze, mentre Picone si diletta a giocare con personaggi stralunati e sull’orlo di una crisi di nervi e buona parte delle loro trovate comiche verte su questa contrapposizione marcata. Altro elemento costante è la riproposizione della quotidianità, della vita dell’uomo comune, fonte d’ispirazione e di esilaranti siparietti; che siano intenti a risolvere loro malgrado un giallo, a discutere di religione o a inscenare i paradossi d’una veglia funebre, i due artisti si esprimono attraverso un’ironia semplice e diretta , priva di facili volgarità.
L’episodio ambientato in canonica, con il parroco che deve subire le assurdità del chierichetto bacchettone deciso a trasformare tale ruolo in una professione retribuita, è il più divertente poiché mette in scena il dialogo tra un prete sui generis ed il suo assistente quarantenne. Ficarra vorrebbe andare alla Snai, dopo aver officiato il rito domenicale, ma è trattenuto da Picone che desidera confessare inezie annichilendo il malcapitato con idee piuttosto estreme sulla religiosità e le regole del credo.
L’interazione tra personaggi così diversi strappa continue risate nel pubblico, come accade nel resto dello spettacolo anche quando Picone pare aver dimenticato il testo ed è ripetutamente preso in giro dal patner, trasformando un’apparente gaffe in un momento comico riuscito.
Il duo, rodato da una lunga gavetta, brilla per una naturale simpatia grazie anche al sapiente utilizzo della propria sicilianità nel linguaggio e nell’indolenza tipica dello stereotipo diffuso, usata nella creazione di personaggi come gli Stanchi, ovvero i due amici che trascorrono le proprie giornate a chiaccherare in un luogo pubblico. Non mancano i riferimenti alla cronaca e alla politica, dall’apparente nostalgia per la satira berlusconiana al purtroppo, celeberrimo comandante della Concordia, Schettino, il tutto condito dalla sobria ironia dei due attori. E non manca neppure il bis dopo i saluti e gli aneddoti divertenti legati al cattivo rapporto tra Ficarra ed i portieri notturni negli alberghi, in cui hanno pernottato durante le loro tourneè.
Apriti cielo , scritto dagli stessi protagonisti, rappresenta dunque l’ennesima riproposizione della vincente idea di comicità della coppia e ciò che manca in originalità è colmato dalla bravura e dalla forte capacità d’interazione col pubblico che i due possiedono, che garantisce loro una notevole forza d’impatto sulla scena.
Un plauso va ai due attori, che sanno coinvolgere il pubblico in sala, facendolo diventare parte integrante dello spettacolo, riscontrando cosi, ottimi consensi.
In scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma sino all’11 marzo.
Roberto Cesano