Bartleby lo scrivano @ Teatro Quirino – Roma

New York, tardo Ottocento: uno stimato avvocato assume, nel suo studio di Wall Street, un  nuovo scrivano a causa della mole di documenti da copiare a mano.

Il signor Bartleby si aggiunge allo staff dell’ufficio, composto dai litigiosi ed antitetici, come caratteri ed orari lavorativi,  Nippers e Turkey, la signorina Ginger, una loquace segreteria che amoreggia con Nippers ma mira al suo datore di lavoro, e la verace donna delle pulizie  Rita, la quale si ritiene la legittima autorità morale del posto di lavoro.

Precedentemente all’ingresso di Bartleby, le meccaniche dello staff si trascinavano in una ben oliata ripetizione quotidiana: tutti gli impiegati, donna delle pulizie compresa, abusavano liberamente dell’indole generosa e paziente del proprio capo, incapace di sedare le ripicche costanti tra loro e di tenere a bada i difetti dei rispettivi caratteri, dalla cronica irresponsabilità di Nippers alle autoritarie manie di controllo di Rita.

Bartleby è assolutamente differente da tutti loro, dimostrandosi  puntuale, efficientissimo e disinteressato alle chiacchiere in ufficio; con un comportamento ai limiti dell’autismo, lo scrivano ignora l’ambiente circostante e pare concentrato esclusivamente nel compito per cui è stato assunto. Tuttavia, ad un tratto, rifiuta inspiegabilmente  di continuare a svolgere il suo lavoro, con una spiazzante e distaccata cortesia, gettando lo studio e il suo capo nel caos.

Chi è Bartleby? Quale mistero si cela dietro la sua espressione stralunata e il suo inusuale comportamento?

Lo spettacolo, diretto da Emanuele Gamba, porta in scena l’adattamento dell’omonimo racconto di Herman Melville- il celebre padre del capolavoro Moby Dick– ponendo agli spettatori tali interrogativi ed  affidando al talentuoso Leo Gullotta il ruolo del poetico e folle scrivano.

Bartleby non è un profittatore, né una persona pigra; ne è consapevole lo stesso avvocato, che si prodigherà per cercare di comprendere il suo impiegato, nonostante lo sdegno degli altri dipendenti e la natura curiosa della situazione. Il distinto avvocato non ignora affatto la  mediocrità di chi lo attornia, per quanto scentemente decida di non usare il proprio potere per punire i suoi sottoposti, e forse  proprio per questo è attratto dal candore straordinario dell’ultimo arrivato.

Il rifiuto a continuare a lavorare del protagonista costituisce un atto politico o un segno di squilibrio psichico?

L’opera suggerisce potenziali risposte, senza sicurezza assoluta, restituendo il senso enigmatico della condizione umana e le sue molteplici sfaccetttature.

Ciò che appare curioso, nella scrittura di Melville è la scelta di connotare in maniera assolutamente positiva il ricco borghese, mentre i suoi impiegati sono alquanto beceri; l’anonimo avvocato- unico personaggio di cui non si conosce il nome- rappresenta un ribaltamento della canonica visione del datore di lavoro rispetto ai propri sottoposti: egli è empatico e per nulla attaccato al denaro, mentre il suo staff non dimostra alcuna compassione per Bartleby e nel caso di Nippers, non esita a derubarlo quando può.

L’avvocato si dimostra l’unico a comprendere che dietro l’apparente follia di Bartleby si celi una storia drammatica ed un dolore spiazzante.

L’adattamento di Gamba si fregia di un ottimo cast e dell’egregio lavoro di Sergio Mariotti e Giuliana Colzi , rispettivamente per scene e luci, che lo impreziosiscono.

Il ritmo è brioso per restituire l’elemento surreale, subendo improvvise accelerazioni drammatiche e comici rallentamenti nel portare in scena la routine lavorativa.

Leo Gullotta ha pochissime battute, da copione, e la sua recitazione è quasi totalmente tesa  a restituire attraverso la fisicità l’enigma a tratti comico e tratti tragico del suo personaggio; le sue buffe e dolenti espressioni, le sue movenze sono perfette per Bartleby.

Molto bravi anche gli altri interpreti, da Dimitri Frosali nel ruolo, preponderante, dell’avvocato dalla cui prospettiva e voce narrante si costituisce la trama, sino a Giuliana Colzi, Rita, e i tre dipendenti.

Bartleby lo scrivano è spettacolo molto interessante e con approccio non convenzionale al tema del rapporto tra essere umano e condizione lavorativa/sociale, che merita assolutamente d’esser visto.

In scena presso il Teatro Quirino, sino al 3 aprile.

Roberto Cesano