Oltre un’ora di provocazioni. Se poi si tratta di provocazioni sane che anche a distanza di tempo fanno riflettere, se a lanciarle è Filippo Giardina uno dei comici più dissacranti del panorama italiano, allora quei settanta minuti di spettacolo (perché di questo si tratta) volano via segnandoti, e perché no facendoti cambiare idea su concetti che da tempo davi per scontati. Il teatro dei Satiri privo, non a caso, di ogni scenografia, ospita Bolle di sapone: esistenzialismo satirico da quattro soldi. Non si tratta di un semplice spettacolo di satira. Quello che il mattatore romano porta in scena fino al 22 aprile è stand up comedy quel genere di comicità corrosiva che vede il comedian da solo sul palcoscenico con il suo bagaglio di vissuto. Non ci sono scenografie, come dicevamo, perché quando in testa ci sono tante idee apparentemente mal sane, basta un’asta, un microfono e tanto coraggio per lanciale addosso al pubblico. E quel coraggio non manca a Giardina. Un fiume che straripa che non ti dà tempo di pensare, di adattarti tanto da partire subito con una domanda che ti lascia perplesso e non puoi fare altro che sorridere o andartene. Si è cosi, perché Giardina puoi amarlo o odiarlo, puoi condividere quello che pensa o essere totalmente in disaccordo. Per lui e come lui, non ci sono mezze misure. Filippo Giardina non guarda in faccia a nessuno: soprattutto preti pedofili e politici. Ma, come dicevamo, non siamo di fronte ad un semplice spettacolo di satira. Lui non li attacca, li giustifica. È possibile comprendere i preti pedofili? Siete sicuri che la raccomandazione sia peggiore della meritocrazia? Avete mai pensato che per risolvere i problemi degli Italiani andrebbero aumentati gli stipendi dei politici? Risponde a questi interrogativi convincendo il pubblico che la risposta non è poi cosi scontata. Non si limita a sostenere tesi apparentemente folli ma parla di pornografia, sesso, vita per concludere il tutto con un intenso monologo sulla morte. Non è cabaret, e quello che potrebbe sembrare satira si trasforma in un monologo molto profondo sul senso della vita e della morte; temi importanti affrontati con ironia e, oseremmo dire, spiritualità. Il tutto colorato da un linguaggio crudo tanto da rendere lo spettacolo vietato ai minori anche se i più piccoli, a nostro avviso, farebbero bene a vederlo per scrollarsi di dosso concetti che fanno parte dell’immaginario collettivo e che non sempre sono sani. Una sala stracolma di gente divertita ha accolto la prima di questo Artista che non conoscevamo e che seguiremo perché una cosa è certa: di cose da dire ne ha e ci auguriamo possa riempire piazze, teatri e palazzetti. La strada, però, non è priva di ostacoli. Le sue affermazioni, infatti, potrebbero dare molto fastidio ai finti perbenisti che dilagano nel Bel Paese.
Simona Aureli