Buonanotte mamma @ Teatro Sala Umberto – Roma

In una sera simile a moltre altre, Jessica annuncia il suo suicidio alla madre con impressionante compostezza: dopo aver provveduto alle necessità della genitrice da cui vive ormai da anni, la donna si chiuderà nella propria stanza e si sparerà.

Tale rivelazione genera un confronto intenso tra madre e figlia in cui emergeranno fragilità, verità celate, tenerezza e tutto il mal di vivere dell’aspirante suicida, mentre il suono dell’orologio scandisce implacabilmente l’avvicinarsi dell’ora scelta da Jessica per morire.

Ciò che spiazza in Buonanotte mamma, piece scritta da Marsha Norman nel 1981, è la pacatezza con cui la protagonista affronta la sua imminente morte e l’inserimento nel quotidiano di un elemento così alieno a tale quadro: Jessica ha deciso di morire nonostante da un anno non abbia più quei devastanti attacchi epilettici che le hanno invalidato l’esistenza, impedendole persino di cercarsi un lavoro e costringendola ad abitare dalla madre. Tuttavia, proprio tale lunga stabilità le ha consentito di poter effettuare un resoconto della propria esistenza e di decidere scientemente di porvi fine.

Ma come può una madre accettare tale decisione? Quali parole potrà usare per salvare la figlia dal funesto proposito?

Jessica e Thelma- la madre- sono due donne comuni, immerse in una quotidianità scandita da un ritmo consolidato, dietro cui si celano sofferenze e non detti come in migliaia di altre situazioni familiari; lo stesso divorzio di Jessica ed il rapporto contrastato con il giovane figlio dedito al crimine non sono eventi straodinari, per quanto dolorosi per lei.

Sta, appunto, in questo la grandezza del testo di Marsha Norman, ovvero nel saper mettere in scena l’alto costo della vita di personaggi immersi in uno scenario verosimile.

C’è amore, rimpianto, presa di coscienza, liste di cose da fare e di cibo da ordinare, nel lungo ed intenso dialogo tra le due protagoniste, ma non v’è mai cedimento da parte di Jessica riguardo il suo proposito e nessuna argomentazione che la madre possa porle per farle cambiare idea.

Il suicidio è per la donna una scelta naturale di fronte ad un percorso esistenziale ormai esauritosi e ad una necessità impellente di un vuoto totale, della fine di ogni rumore. E di fronte a ciò Thelma, una vitale e pragmatica donna che ama le sue abitudini e la stabilità conquistata in vecchiaia, è impotente ancor più poiché non riesce a capire le ragioni più profonde di tale decisione, non avendo gli strumenti cognitivi per poterlo fare.

Nell’adattamento diretto da Francesco Tavassi, il focus è completamente concentrato sull’interpretazione di Mariangela D’Abbraccio- Jessica- e Marina Confalone- Thelma-  con un risultato eccellente, grazie alla sinergia tra due stili recitativi molto differenti tra loro che ben s’adattano al confronto tra due personaggi, a loro volta, alquanto diversi.

Mariangela D’Abbraccio lavora di sottrazione con la sua Jessica: mani costantemente in tasca, rigidità corporea e sguardo fisso che tende a non incrociare quello dell’altra, non per esprimere debolezza ma per sottolineare che nulla può farla desistere dal suo intento, con una voce limpida e dizione perfetta.

Marina Confalone entra lentamente nel personaggio e dopo un esordio quasi sottotono si lascia  possedere da Thelma, indossando movenze e psicologia del suo personaggio come una seconda pelle e tanto Jessica/D’Abbraccio tende a ritirarsi tanto lei incalza, con movimenti ampi, battute ironiche per stemperare una situazione inverosimile.

Ed è la Confalone a regalarci un epilogo straziante; il suo corpo teso ed il suo pianto senza lacrime per la più brutale delle sconfitte, è l’immagine che accompagnerà gli spettatori all’uscita del teatro.

Buonanotte mamma è in scena fino al 25 febbraio al Sala Umberto.

Roberto Cesano