Interno d’un appartamento: una famiglia, composta da madre e tre figli, sta conversando durante la cena, con la donna che pone ai figli i canonici quesiti sulla giornata, appena trascorsa. Il fratello maggiore, belloccio ed elegante, sfotte l’altro, la sorella minore mangia quieta e la madre redarguisce e sorride alla prole. Una tipica famiglia in una tipica scena quotidiana; ma l’apparenza cela una situazione inusuale ed individui tutt’altro che tipici.
Canaglie e’ una fiaba nera, diretta e dialogata in maniera brillante e coinvolgente; una meravigliosa scoperta nel cartellone romano di quest’autunno, che incanta e conquista. La sinossi dello spettacolo sarà volontariamente saltata in questa recensione, per non togliere agli spettatori il piacere delle sorprese, che li attendono durante lo spettacolo.
Lo spettacolo, diretto da Giulia Bartolini, si distingue per il ritmo straordinario e colmo di brio inspirato alla black comedy anglo-americana, da cui trae la sapiente miscela di umorismo grottesco e citazioni da cartoon.
La Bartolini affronta il tema della natura e dei legami familiari con leggerezza ed acume: attraverso l’elemento surreale, sono messe in scena meccaniche ed interazioni ricorrenti nel nucleo familiare e la difficoltosa convivenza tra rispetto delle tradizioni e desiderio d’indipendenza.
Incarnazione vivente di ciò è’ il secondogenito, interpretato dal bravo Luca Carbone: il ragazzo, impacciato e costantemente criticato dai suoi parenti per la sua incapacità di svolger bene l’attività lavorativa a conduzione familiare, desidera liberarsi dei vincoli e delle tradizioni per dedicarsi ad altro.
Invece il maggiore, l’attraente preferito della madre- Francesco Cotroneo- e la brillante sorella minore- Grazia Capraro- il genio della famiglia, sono completamente dediti al mestiere di famiglia, per la gioia dell’istrionica madre- Giulia Trippetta, assolutamente perfetta nel suo ruolo- .
I quattro protagonisti sono talentuosi ed in parte, padroni dei serrati tempi comici della messa in scena a partire dalla Trippetta, le cui espressioni facciali e la mimica gestuale prestate dalle cattive della Disney conquistano la sala, ai tre figli altrettanto bravi nei propri ruoli, Carbone nel disegnare lo strampalato fratello/pecora nera della famiglia; Cotroneo nel donare al suo personaggio una seduttivita’ innata e talvolta ottusa nel rispetto della tradizione lavorativa, in cui vuole assolutamente eccellere e la Capraro nell’interpretare eccellentemente l’impettita sorella sveglia, costantemente disturbata dalla superficialità un po’ frivola dei suoi congiunti. Non a caso, la sua e’ l’interpretazione più sobria e controllata, rispetto ai colleghi, per restituire appieno la seriosa natura del personaggio.
La scena e’ spoglia, le luci soffuse; gli attori utilizzano lo spazio scenico e l’unico elemento presente in maniera creativa, per scandire i vari quadri dell’azione teatrale.
I dialoghi e la trama sono pura ironia, caustica e lieve al contempo, poiché il testo ha indovinato il tempo giusto per tale messa in scena.
Canaglie gioca con le citazioni di genere, portando in scena un prodotto atipico per il teatro italiano senza soffrire di esterofilia artistica ed e’ un’opera brillante e riuscita che consigliamo assolutamente di non perdere.
Un plauso a Giulia Bartolini e agli attori per aver prodotto questo gioiello teatrale, in scena fino al 10 settembre presso il Teatro Le Maschere.
Roberto Cesano