Sergio Tofano, in arte Sto, rappresenta un caso peculiare d’eccellenza italiana: attore, capocomico, regista, pittore, illustratore.
Tofano si espresse in molteplici campi incarnando lo spirito d’una nazione ormai andata tra le brune della Memoria.
Nato a Roma, 110 anni fa, visse un’epoca di profondo fervore nella Città Eterna caratterizzata dall’espansione urbana e della centralità delle arti.
La sua creatura più celebre, il signor Bonaventura, un distinto quanto distratto uomo dall’iconica mantella rossa ed accompagnato dal fedele bassotti giallo, vive avventure surreali e divertenti, intrise d’una sagace ironia apparentemente innocente ma colma di sottotesti beffardi sulla società del tempo.
Pino Strabioli in Cavoli a merenda crea un omaggio elegante e lieve, nel suo personale e ormai riconoscibile stile, dove l’affabulazione di Tofano diviene protagonista assoluta.
Attraverso la messa in scena di tre novelle, scritte tra gli anni’10 e ’20 del ‘900, Strabioli con l’aiuto di Andrea Calabretta, burattini, oggetti e ombre e di Dario Benedetti alla chitarra, ci conduce nel mondo strampalato di Tofano tra monellacci, condomini di comari e nobili con tre gambe.
Un omaggio sincero e lieve come l’artista che fu, in grado d’appassionare chi conosce Tofano e chi mai ha avuto tale piacere.
Strabioli mette la propria conoscenza a disposizione dello spettatore, senza autocelebrarsi ma ponendo al centro dello spettacolo il teatrante romano, in una rappresentazione fluida e scorrevole.
Le novelle rappresentate sono dei perfetti esempi dell’ironia di Tofano, tra scioglilingua e buffe trovate che inspirano un sorriso nella platea.
L’atmosfera d’altri tempi del Teatro La Cometa ben si sposa con le atmosfere generate da Cavoli a merenda, esaltando il sapore retro’ del tributo all’illustratore.
Un piccolo atto d’amore verso una produzione artistica felice e appassionante, irripetibile nel presente, in cui s’esprime tutto l’amore e il talento di Strabioli verso il bagaglio culturale del Belpaese.
In scena presso il Teatro La Cometa fino al 3 marzo.
Roberto Cesano