Ha esordito il 12 luglio presso il Teatro Vascello, l’undicesima edizione del Roma Fringe Festival, che quest’anno si dipanerà tra Teatro Parioli e Sala Umberto oltre allo stesso Teatro Vascello.
Obiettivo della manifestazione è quello d’esser vetrina e contenitore della drammaturgia italiana contemporanea, portando in scena i lavori di giovani compagnie ed autori con una serie d’iniziative collaterali alquanto interessanti, tra laboratori, corsi ed altro.
In scena in ordine cronologico, Celeste scritto e diretto da Fabio Pisano; 1 Persona scritto e diretto da Matteo Pantani; Be Woman diretto da Antonella Salvatore.
Filo conduttore dei tre spettacoli è rappresentato dalla Donna, in differenti declinazioni e vista da differenti prospettive con esiti ed intenti molto differenti tra loro ma alquanto interessanti.
Celeste ha come protagonista assoluta Francesca Borriero nel ruolo di Celeste di Porto, una giovane e bellisima ragazza ebrea che nella Roma occupata dai nazisti si offrì come spia ad essi denunciando e facendo scovare i membri della comunità ebraica, in fuga dai rastrellamenti dei tedeschi.
Perchè una ragazza così giovane e mentalmente in sé ha compiuto una scelta così tragica e crudele?
Lo spettacolo di Pisano, attraverso una seerie di quadri che partono dall’armistizio dell’8 settembre 1943 fino alla sconfitta dei nazisti e la liberazione della capitale, analizza senza voler biasimare né giudicare l’operato di Celeste.
A Pisano non importa costruire un’apologia morale sulla condotta della ragazza, né giustificarne l’orrore d’altro canto; ciò che preme all’autore è portare sul palco una vicenda dai contorni sfumati ed ambigui sulla Morte, la Sopravvivenza e come cantava Giovanni Lindo Ferretti in Memorie di una testa tagliata su :’ chi o che sa di cosa siamo capaci tutti, vanificato il limite’ – brano dei C.S.I. Contenuto in Linea Gotica, album nato come protesta alla guerra civile nell’ex-Jugoslavia, a proposito di conflitti -.
Celeste non è rappresentata come un mostro, al contrario è un essere umano che vuol sopravvivere in maniera viscerale, poiché stanca di fuggire e d’esser vittima diviene complice dei carnefici ed acquisisce potere di vita e morte sul suo prossimo. Tuttavia sarà accompagnata per sempre dalla soverchiante sensazione di non avere un futuro.
Testo molto bello, ben scritto con dialoghi e riflessiioni intelligenti e mai banali, anche nella messa in scena di una quotidianità squarcaiata dalla guerra, ed interpretato magnificamente dai tre attori in scena, oltre la Borrierio, da Roberto Ingenito e da Claudio Boschi, l’interpretazione di quest’ultimo spicca per la sua versatilità nel recitare diversi ruoli donando ad ogni personaggio una forte connotazione.
Intensa la perfomance di Francesca Borriero, la cui bravura ammalia il pubblico e restituisce appieno la complessità di una figura così controversa come quella della protagonista, realmente esistita tra l’altro e su cui varrebbe la pena effettuare qualche ricerca storica.
1 Persona interpretato da Elena Biagetti è, invece, un lungo monologo affidato completamente alla comicità buffa ed autoironica dell’attrice, alla prese con una compiaciuta metatestualità da parte dell’autore una serie di divertenti gag.
Per una curiosa, ma non piacevole coincidenza , la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto citata dalla Biagetti e oggetto di una dissertazione sul concetto d’arte contemporanea è stata distrutta da un incendio doloso proprio la scorsa notte.
Al di là delle considerazioni su coincidenze e sincronie, il testo di Pantani è un divertente e divertito atto d’amore verso la sua protagonista, tra citazioni colte, Lady Gaga, sfortune da attrice e una ventata di leggerezza e brio gradevolissima.
Serrato monologo/flusso di coscienza, 1 Persona è un testo ad personam costruito su misura per Elena Biagetti, che sfrutta con grazia tale dono.
Be Woman diretto e interpretato da Antonella Salvatore ha l’onere di chiudere le prime due giornate del festival l’undici ed il dodici luglio.
La Salvatore prende spunto dal video Be a Lady they Says, scritto da Camille Rainville ed interpretato dalla nota attrice Cynthia Nixon- la Miranda di Sex and the City-, manifesto femminista piuttosto aprezzato e virale, ed il suo spettacolo è una lunga perfomance dell’attrice, coadiavuta da Raffaella Zappalà, sulla condizione femminile e gli stereotipi di genere.
Il limite principale dell’opera,tuttavia, è insito appunto nell’approccio altrettanto sterotipato alla’argomento ed alle sue espressioni ed in una resa scenica esteticamente non sempre all’altezza delle intezioni, in parte affossata da un’interattività col pubblico che non arricchisce né agevola la perfomance.
Il lavoro sul corpo di entrambe le protagoniste è pregevole come l’impegno profuso, ma il risultato finale non è completamente riuscito.
In attesa di vedere i prossimi spettacoli, vi ricordo che potrete trovare il programma completo su romafrongefestival.it
Roberto Cesano