Promette bene la nuova stagione teatrale del Palacreberg. Il teatro bergamasco ospiterà come sempre una grande varietà di eventi. Molti di questi sono attesissimi e molto interessanti. Come la nuova tournée di Jesus Christ Superstar (nella versione di Massimo Romeo Piparo), che quest’anno vede la partecipazione straordinaria di uno degli interpreti più applauditi della storia di quest’opera rock: Ted Neeley. E poi lo spettacolo del grande ballerino Roberto Bolle, in scena insieme ai ballerini del rinomato American Ballet Theatre.
Sul palco grandi nomi della scena teatrale e musicale italiana. Claudio Bisio porta in scena Father and son, tratto da due testi di Michele Serra, Neri Marcorè ricorda il fenomeno Beatles insieme alla Banda Osiris in Beatles Submarine, e Stefano Bollani va in scena con Piano Solo. Non mancano il tradizionale appuntamento di capodanno, quest’anno affidato alla comicità di Ale & Franz e quello per la Festa della Donna, affidato ad Ambra Angiolini, che metterà in scena il testo di Stefano Benni La misteriosa scomparsa di W. Altri appuntamenti interessanti saranno senza dubbio quello con Massimo Ranieri che porta in scena un Riccardo III con le musiche di Ennio Morricone e quello con lo spettacolo La finestra sui cortili dei Legnanesi, sempre graditissimi in questo teatro (fecero quasi 4500 spettatori in tre serate la scorsa stagione) tanto da andare in scena per ben quattro repliche.
Questi sono alcuni dei titoli che vedremo quest’anno al Palacreberg. Trovate il calendario completo della stagione sul sito del teatro. Una stagione teatrale che dimostra ancora una volta come sia possibile avere successo puntando sulla cultura e sulla qualità. Basti pensare ai tre sold-out registrati da Marco Paolini durante la stagione teatrale scorsa.
L’intervento del direttore artistico Paolo Scotti durante la conferenza stampa insiste molto sul ruolo del teatro in tempo di crisi:
“Il Teatro ha l’importante compito di tener viva la curiosità, la voglia di conoscere”.
A questo proposito, alla fine della conferenza stampa sono riuscito a rivolgere a Scotti una domanda che riguarda proprio il ruolo di un teatro come il Palacreberg in tempo di crisi.
Recentemente il nuovo direttore del Teatro Rossetti di Trieste ha dichiarato di voler inserire in cartellone meno spettacoli in tournée (come musical e concerti) e più spettacoli di tradizione, adducendo tra le altre cose che ospitare uno spettacolo porta via molto tempo e molte risorse ai teatri. Non voglio entrare nel merito della sua affermazione ma, dal momento che il Palacreberg si occupa perlopiù di ospitare tournée di spettacoli (tra cui musical, varietà e concerti), cosa pensate di queste problematiche e come vedete in futuro il ruolo di teatri come il Palacreberg rispetto a teatri di tradizione?
“Il Teatro Rossetti è un teatro molto particolare che affianca a una stagione di spettacoli internazionali una stagione di spettacoli di tradizione. Credo il nuovo direttore stesse dichiarando l’intento di dare alla nuova stagione un taglio molto più netto. In questo momento, se analizziamo la cosa da un punto di vista economico, paradossalmente i grandi spettacoli hanno grandi costi ma sono capaci di portare anche grandi introiti. Se così non fosse non esisterebbero i finanziatori privati. L’ha dimostrato l’anno scorso il successo clamoroso di Cats a Milano con sette o otto repliche in una settimana. Spettacolo che del resto è stato replicato anche al Rossetti di Trieste, e anche lì è stato un successo. Purtroppo la crisi, che ha colpito anche il nostro settore, non ha penalizzato i grandi spettacoli ma quelli di fascia intermedia e di fascia bassa. Negli anni ’80 c’erano le prime tournée dei grandi spettacoli internazionali ma anche la curiosità e la forza di una nuova generazione con il cosiddetto teatro sperimentale, forte dell’esigenza di raccontare cose nuove, provare tecniche nuove. Oggi questa esigenza c’è di meno, e c’è meno curiosità. Per il futuro posso immaginare una sorta di selezione naturale che premierà la popolarità di progetti più piccoli insieme a progetti più grandi.”
Francesco Vittorino