Il Dio in fiamme @ Teatro Agorà – Roma

Il teatro Agorà, fino al 21 maggio, presenta lo spettacolo Il Dio in fiamme per la regia di Sergio Mandato.

Adattamento teatrale, ispirato da varie suggestioni letterarie del regista, costituito da una serie di sequenze, di matrice beckettiana e alla Ionesco, ovvero d’un teatro del no sense, che ruotano intorno ad un uomo e al suo appartamento.

Il protagonista, un quarantenne polacco che vive a cavallo tra i due conflitti mondiali, vaga per la propria dimora, dove su una panchina vi sono due barboni, un giovane e una donna anziana, che interagiscono con lui e ne commentano parole e azioni.

La coppia di clochard resta in scena per tutta la durata dell’opera, mentre una serie di personaggi maschili e femminili, giovani e maturi, si alternano sul palco per dialogare col protagonista.

Egli cambia identità a seconda dei suoi interlocutori, fanciullo e adulto, seduttore e melanconico, in un flusso di parole e pensieri; apparizioni e riflessioni sull’esistenza.

Sull’incomunicabilità tra gli esseri umani e la fragilità dei rapporti sociali; oltre che sull’assoluta assenza di senso dello scorrere del Tempo.

Lo spettacolo risulta un concentrato di un’enigmatica, criptica, visione dell’arte e della vita stessa, spesso alleggerito da una cifra stilistica che vira verso il grottesco e il simbolico.

La recitazione stessa restituisce tale spirito, attraverso una serie di pantomime e un uso della voce piuttosto macchiettistici e a tratti destabilizzanti.

Riuscire a dirigere uno spettacolo con tali caratteristiche è un’ardua sfida e nel caso de Il Dio in fiamme, si alternano la passione di regista e attori e alcuni limiti di natura recitativa e tematica.

Tuttavia, bisogna esser consapevoli delle difficolta, insite nella messa in scena di questa tipologia teatrale la cui materia è ancor più evanescente e complessa rispetto ad un testo tradizionale.

Alcune lungaggini potrebbero esser eliminate per render il testo più fluido per lo spettatore.

Tuttavia, vi sono dei momenti particolarmente riusciti che colpiscono lo spettatore, lo divertono e si propongono come spunti di riflessioni alquanto arguti.

Un plauso alla buona prova  di Maria Stefania Pederzani e Ugo Andrea Santangelo, i due barboni/ coscienza del protagonista, interpretato dallo stesso Sergio Mandato, molto bravi nel rendere una performance quasi clownesca e onirica, attraverso un lavoro del corpo e della voce impegnativo; al giovanissimo Vittorio Allegro, la cui figura risulta molto interessante come presenza scenica e allo stesso Mandato, la cui prova attoriale e il perno dell’opera e lo e in maniera convincente, seppur qualche sbavatura in in termini di movimenti e voce dovrebbero esser limate.

Roberto Cesano