Lo spettacolo Donne che vogliono tutto, in scena al Teatro de’ Servi fino al 15 aprile, è una storia di donne di oggi, che non vogliono rinunciare a nulla, disposte a tutto per ottenere quel che vogliono, senza alcuna attenzione al prossimo, alle sue esigenze e motivazioni. Il motivo conduttore della commedia è il richiamo alla maternità di queste donne egoiste e tiranne, che ad un certo punto della loro vita sentono il bisogno di avere un figlio per realizzarsi. Poco importa se l’età avanza, se non si ha un partner stabile e se il proprio compagno non è dello stesso parere, quel richiamo annebbia qualunque altra riflessione e, per concepire il loro piccolo trofeo, sono capaci di architettare ogni sorta di tranello. L’uomo è solo un componente secondario, di cui si può anche fare a meno e che viene descritto come goffo, inadeguato, chiuso nel suo mondo fatto di ideali e di riflessioni filosofiche, di fatto vittima sacrificale dei voleri femminili.
L’autore ed interprete Rosario Galli ci descrive quindi queste donne disposte a tutto, che trattano gli uomini come semplici burattini, da manipolare a piacimento. D’altro canto, però, ci regala un quadro estremamente critico sulla condizione degli uomini d’oggi, svuotati di ogni responsabilità, pigri e deboli, completamente assoggettati dall’altro sesso.
I protagonisti sembrano usciti da una sit-com televisiva che diverte a tratti e lascia un sapore amaro in bocca, raccontando i rapporti coniugali ed extra, le fissazioni ostentate delle donne, le debolezze degli uomini e i piccoli grandi disastri che si realizzano al loro incontro. Luca, abilmente interpretato dall’ottimo Rosario Galli, è un uomo di mezz’età che somatizza le frustrazioni ma insegue ancora i propri sogni. Giulia, interpretata dalla spumeggiante Pia Engleberth, è la sua compagna dominate, maniaca della pulizia, ossessionata dalle ex di lui e dall’astinenza sessuale a cui la costringe. E poi troviamo una delle donne del passato di Luca, Marta, interpretata da una bellissima e disinvolta Patricia Vezzulli , ninfomane fuori e mistica dentro, che fa irruzione nel presente, inattesa e indesiderata, portando con sé una coattissima taxista, interpretata da Chiara Mastalli, dai modi schietti e divertenti. Ed infine l’unico figlio di Luca, Marco, interpretato da Gabriele Galli, un ragazzo temporaneamente incapace di parlare per un trauma infantile e sempre triste, che comunica pizzicando note sulle corde della sua chitarra.
Un finale decisamente amaro, in cui emerge il grande cinismo protagonista di questo tempo, in cui il denaro sembra poter comprare tutto ed l’egoismo sembra l’unica arma di sopravvivenza.
Bravi e affiatati gli interpreti, ben orchestrati i dialoghi ed il crescendo di battibecchi e di battute, forse qualche facile doppio senso di troppo, ma funzionale all’immedesimazione del pubblico.
Apprezzata la regia di Luigi Russo che mantiene un ritmo frizzante e dinamico, arricchendolo con trovate geniali, come la scena della notte di passione dei protagonisti raccontata attraverso un divertente gioco di ombre cinesi.
Claudia Belli