Nella pittoresca cornice del Teatro Quirino di Roma fino al 19 Aprile, è in scena Doppio Sogno con Ivana Monti, Caterina Murino, Ruben Rigillo e Rosario Coppolino.
Abbandono, angoscia, terrore di fallire e soprattutto rimorso, sono i temi dominanti di questo lavoro che scava nelle inquietudini più’ profonde dell’animo umano, spesso celate dall’immersione nella quotidianità.
Ruben Rigillo interpreta un brillante dottore molto dedito al suo mestiere ma turbato dagli inevitabili fallimenti professionali e quasi incapace d’accettare che la morte sia parte del corso della vita.
Egli vive un vero e proprio incubo che tramuta l’intera realtà circostante in un viaggio introspettivo verso la consapevolezza di se stesso e delle tremende verità che la coscienza non riesce a far tacere.
Tale condizione e’ esacerbata dalla confessione della moglie, interpretata dall’affascinante Caterina Murino, che destabilizza ulteriormente il protagonista.
Ella gli racconta, infatti, della folle infatuazione avuta per un soldato con una valigia gialla, durante un seminario medico a cui aveva partecipato come accompagnatrice del marito l’estate precedente, ammettendo che avrebbe abbandonato tutto per quel militare, sconosciuto ma in grado di far scaturire in lei da lontano dei sentimenti indomabili, per nulla sedati dalle sue responsabilità di moglie e madre.
Durante tale confessione, il medico viene chiamato per un’urgenza che lo porta ad incontrare un vecchio amico dei tempi dell’università, il quale gli rivela un’agghiacciante verità su alcuni bambini scomparsi.
La storia di un presunto adulterio si tinge così di giallo ed un pizzico d’ironia grazie alla figura di Roger (l’amico dei tempi universitari) e della madre del protagonista, Ivana, splendidamente interpretata da Ivana Monti.
Durante la messa in scena appaiono tra il pubblico delle donne che interagiscono sensualmente con gli spettatori, accompagnate da una musica soave ma a tratti forte e decisa per enfatizzare la gravità degli eventi. Sul palco, intanto, la fanno da padrone le ansie e le inquietudini del medico, acuite dal mistero delle inspiegabili scomparse di bimbi e dalla paura che tale sorte tocchi anche alla figlia di nove anni.
Una menzione particolare va rivolta all’abile Ruben Rigillo, che si cala alla perfezione nel ruolo del dottor Fridolin , tanto risoluto e freddo quanto spaventato dagli eventi si susseguono, passando da una totale padronanza di se’ a una condizione di regressione infantile.
In quegli istanti egli e’ di nuovo un fanciulletto stretto nel’abbraccio della madre, che intanto sogna di fare una bella vacanza con il figlio a Venezia.
Christian Vannozzi