Il giallo più famoso di Agatha Christie, ambientato su un’isola in cui dieci persone, che non si conoscono, iniziano misteriosamente a morire, torna dal 25 al 30 gennaio al Teatro Sala Umberto con la regia di Anna Masullo.
Il titolo, E non rimase nessuno, noto anche come Dieci piccoli indiani, chiarisce subito come andrà a finire.
Ci troviamo su Indian Island al largo del Devon, nell’isolata casa del signor Owen, ed in assenza del padrone di casa, due domestici appena assunti accolgono otto ospiti, invitati per diversi motivi.
Durante la cena, una voce misteriosa accusa tutti i presenti di essere colpevoli di un crimine rimasto impunito.
Da quel momento inizieranno a morire ad uno ad uno, come nelle parole dell’inquietante filastrocca appesa in soggiorno, finché non ne rimarrà nessuno.
La trama è un classico esempio di enigma della camera chiusa, che permette di concentrarsi sui personaggi, in un crescendo di tensione; gli ospiti non possono fuggire a causa del tempo avverso e non possono fare altro che aspettare e cercare di capire cosa stia accadendo. Perché si trovano lì? E chi è veramente il signor Owen? Già il suo nome desta qualche sospetto: la pronuncia di U. N. Owen in inglese ricorda molto la parola unknown, ossia sconosciuto.
Il compunto maggiordomo Thomas Rogers è interpretato perfettamente da Enrico Ottaviano, con le sue movenze rigide ed ossequiose mentre Giuditta Cambieri è invece sua moglie Ethel Rogers, la fragile ed impressionabile cuoca, dai modi nervosi.
Massimo Reale è il disinvolto capitano Philip Lombard e Linda Manganelli è Vera Claytorne, la bella e giovane segretaria.
Il generale in pensione John MacArthur viene rappresentato dal bravo Mario Scaletta come un uomo stanco e pessimista, mentre il giovane Francesco Maccarinelli si trasforma nel ricco e spavaldo Anthony Marston, dai modi arroganti e provocatori.
Il ruolo dell’inflessibile giudice Lawrence J. Wargrave è interpretato dal bravissimo Mariano Rigillo, con la sua aria elegante e autorevole, e Anna Teresa Rossini impersona magistralmente Emily Brent, anziana signorina bigotta e lapidaria, sottolineandone il carattere rigido, altezzoso e crudele.
Fabrizio Bordignon è il signor William Blore, astuto e sospettoso ex poliziotto e Ruben Rigillo incarna il dottor Edward G.Armstrong, noto neurologo dal carattere inquieto e irritabile ma anche ingenuo.
Tutti i personaggi si muovono coordinati sulla scena come in una danza, che ruota attorno alla filastrocca che incombe al centro rendendola la vera protagonista dello spettacolo.
La scenografia su più livelli curata da Fabiana di Marco descrive un signorile salotto inglese accompagnando i movimenti degli attori e il fondale mutevole rappresenta la veduta sul mare e sull’isola.
Gli eleganti costumi di Susanna Proietti si adattano perfettamente all’ambiente dando un tocco di raffinatezza.
Belli gli effetti sonori del rumore del mare e dei gabbiani e quelli visivi, con la variazione di luminosità durante il giorno ed il temporale.
La musica di Alessandro Molinari contribuisce a costruire un’atmosfera carica di tensione e suspance, che si alleggerisce a tratti grazie alle piccole battute sparse qui e là durante la rappresentazione, interamente incentrata nell’attesa dell’inevitabile.
L’uso delle luci, a cura di Marco Catalucci, sottolinea volutamente alcuni accadimenti nascondendone sapientemente altri.
Il tema centrale del dramma è la colpa, che provoca nei personaggi dubbi ed incertezze che li rendono sempre più aggressivi man mano che si sentono braccati e in trappola. Mentre le donne, ognuna a suo modo, sono tormentate dal rimorso per i crimini commessi, gli uomini sembra non abbiano rimorsi e giustificano le loro azioni assolvendosi da ogni peccato.
Ma l’isola è la resa dei conti a cui non si può sfuggire per sottostare ad alla giustizia, anche se tardiva e distorta.
Laura Pazzelli