Edipo Re @ Teatro Vascello – Roma

L’eredità dei tragici greci è immortale grazie all’universalità della rappresentazione della condizione umana, insita nelle opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide.

Un’universalità che rende le tregedia greche fruibili ed adattabili nella contemporaneità, per via della complessità dei temi trattati e della loro imperitura presenza nell’esistenza umana come l’ineluttabilità del fato, la tensione verso il sacro e la violenza che perdurano nel nostro animo.

Edipo Re di Sofocle è un esempio perfetto della potenza delle opere della classicità ellenica: dietro la contorta vicenda di Edipo, sovrano di Tebe che scopre suo malgrado d’aver ucciso il padre Laio, il precedente re della città, ed aver sposato sua madre Giocasta, come profetizzato da Apollo ai suoi genitori nel giorno della sua nascita, si cela una dolente parabola sul rapporto tra Uomo e Verità- intesa come conoscenza-.

L’adattamento diretto da Andrea De Rosa, con la traduzione di Franco Sinisi, si concentra prettamente sull’indagine inerente l’assassino di Laio, la cui morte violenta ha scatenato su Tebe una pestilenza che è castigo divino per un’empietà senza pari- il figlio che giace con la madre, dopo aver trucidato il padre- e sulla figura di Apollo, dio delle profezie e dalla duplice natura oscura e solare.

Il risultato è un’opera molto più snella della versione originale, in cui le parti dedicate all’aspetto più morboso della vicenda sono molto sfrondate per concentrarsi appunto sulla ricerca della verità, che passa attraverso indovinelli e profezie e conduce Edipo verso un destino tragico e beffardo al contempo.

Poichè, di fronte a una rivelazione così sconvolgente, il re s’acceca per punirsi della sua pregressa cecità davanti alle proprie azioni e alle loro nefaste conseguenze: Edipo ha letteralmente brancolato nel buio nel tentativo di sfuggire alla predizione del parricidio ed incesto, cui era destinato, ed in tal modo s’è consegnato a tale atroce destino.

Per sottolineare il ruolo determinante di Apollo nella tragedia di Sofocle, Sinisi ha inserito un interessante monologo/invocazione sulla natura ambigua e contrastante del dio, non presente nel testo di Sofocle.

Edipo Re di De Rosa è un’opera in cui la cura per il dettaglio ed i rimandi sono straordinari come lo è la confezione sotto tutti gli aspetti scenici, a partire dalla suggestiva scenografia ideata da Daniele Spanò e le luci di Pasquale Mari; la scena è costituita da un ambiente post industriale in cui spiccano luci e schermi di plexigas, dietro ai quali si pongono gli attori allo scopo di sottolineare visivamente il velo dietro cui si cela la verità; uno spazio cupo e ristretto, ideato come fosse una sorta d’assedio alle certezze di Edipo, che cattura l’attenzione dello spettatore col suo fascino spettrale.

L’ambientazione moderna si conferma ulteriormente con i costumi di Graziella Pepe, con un contrasto tra i toni chiari di tutti i protagonisti ed il nero che fascia Frédérique Loliée -Giocasta-, rendendola ancora più magnetica ed affascinante come presenza in scena.

Come affermato sopra, ogni aspetto dell’adattamento è reso in maniera impeccabile e con un’attenzione certosina: piccoli dettagli come la striscia bianca che copre gli occhi di Tiresia- indovino cieco per volere divino- interpretato dal talentuoso Roberto Latini, il gesto che l’attore compie come anticipazione all’auto-accecamento di Edipo, mostrano come De Rosa intenda rivolgersi all’intelletto del pubblico, stimolarne l’attenzione per coivolgerlo in quell’indagine sulla conoscenza che è Edipo Re.

Cast eccezionale per interpretazioni in cui voce, corpo e rapporto con lo spazio scenico rasentano la perfezione; dalla dizione suadente di Marco Fischi/Edipo attore e doppiatore, alla già citata impressionante presenza scenica di Lolièe e Latini, fino alla bravura di Francesca Cutolo, Francesca  Della Monica e Fabio Pasquini.

Una riduzione memorabile che esalta la potenza della tragedia sofoclea, in scena fino al 9 marzo presso il Teatro Vascello.

Roberto Cesano