Eretici e Corsari @ Teatro Olimpico – Roma

Eretici e Corsari, in scena al Teatro Olimpico fino al 4 marzo, è senza dubbio uno spettacolo da non perdere, costruito in modo intelligente ed elegante da Giorgio Gallone, che sa intrecciare sapientemente le disincantate intuizioni di Pier Paolo Pasolini alle canzoni di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, in un immaginario dialogo a “tre”.

Per capire quanto lo spettacolo riesca a scuotere e far riflettere, basta soffermarsi sulla fine, dove un pubblico entusiasta ha omaggiato gli artisti con un lungo applauso, a voler sottolineare una condivisione di pensiero e, nello stesso tempo, rendere un omaggio riconoscente a Giorgio Gaber e Pier Paolo Pasolini e all’incredibile capacità ed ecletticità dei due interpreti.

Ad essere sinceri, però, si esce dal teatro disarmati e svuotati di ogni velleità reattiva, così come succede ogni volta che si affronta con lucidità una profonda riflessione, nella consapevolezza che purtroppo la vita sociale e politica di questo paese è inemendabile, visto che oggi i disvalori, rispetto alle taglienti e ironiche analisi di Gaber e alle profezie di Pasolini, si sono moltiplicati.

Pier Paolo Pasolini (1922 – 1975) e la coppia Giorgio Gaber (1939 – 2003) – Sandro Luporini (1930) segnarono non poco la cultura e lo spettacolo degli anni settanta, e lo fecero nel modo più congeniale per artisti di quella sensibilità e levatura, indicando la via di un’opposizione disarmata ma radicale all’Italia consumista, solo parzialmente moderna, politicamente viziosa che si stava costruendo e che troverà sbocco e maligna fioritura nel movimenti politici successivi. Verso la metà degli anni ’70 Pier Paolo Pasolini scrive e pubblica “Scritti corsari”, una raccolta di articoli e riflessioni sulle trasformazioni dell’Italia di quegli anni. Giorgio Gaber e Sandro Luporini sono sulla stessa lunghezza d’onda, condividendo molte delle intuizioni pasoliniane. Testi come L’appartenenza, Gli oggetti, Il grido, La festa, Il cancro, Qualcuno era comunista svelano palesemente questa vicinanza, questo modo disincantato e spesso amaro di guardare il mondo, la società e il proprio paese.
Un corso di “educazione al (libero) pensiero” tenuto da chi, con sguardo lucido, spesso amaro, sul mondo, sulla società e sul proprio paese, all’epoca si assunse il compito non facile e spesso ingrato di mettere a nudo le ipocrisie della politica e della società.
Lo scenario non è cambiato. Marcorè e Gioè, interpretanoli oggi, affermano, in una sorta di captatio malevolentiae, che forse “il futuro è già finito” e che sarebbe ora di tornare a privilegiare il “crescere” rispetto al “consumare”.

Eretici e Corsari è, insomma, uno spettacolo caratterizzato dallo sviluppo di molte tematiche sociali affrontate con strumenti diversi, monologhi e canzoni di due intellettuali che non temono di compromettersi e di risultare scomodi.
Il regista Giorgio Gallione ha il grande merito di far conoscere a un pubblico distratto il pensiero di due grandi artisti caratterizzati dall’assoluta indipendenza di giudizio, anticonformisti, intellettuali disallineati. Uomini “contro”. Contro il sistema, il potere, l’omologazione, l’opportunismo.

Uno spettacolo coinvolgente e preciso in cui gli attori esaltano e decantano le riflessioni dei tre intellettuali. Nel concentrarsi sull’esaltazione delle somiglianze, forse si dimenticano le differenze non trascurabili, nei loro approcci e nei loro modi di comunicare. Una dimenticanza che, comunque, non toglie vigore e spessore ad uno spettacolo di grande livello.

Ma ritorniamo in scena, dove, su un palcoscenico sapientemente ed elegantemente spoglio, accompagnati dallo Gnu Quartet, Neri Marcorè e Claudio Gioè declamano brani, cantano, citano parti dell’intervista di Furio Colombo a Pier Paolo Pasolisi il giorno prima del suo assassinio. Come dicevamo, la voce vibrante di uno straordinario Neri Marcoré e di un bravissimo Claudio Gioé ci sottolinea l’incredibile capacità profetica di Pasolini e la poetica di Giorgio Gaber nel mettere a nudo con malinconia, attingendo all’ironico e al grottesco, l’ipocrisia dei politici e il conformismo della società nella sua tragica quotidianità. La sua è una poetica dissacrante contro la “ borghesia” e la stupidità dell’uomo contemporaneo. Una miscellanea di frammenti ricchi di acuta intelligenza, di grande umanità, di spunti premonitori. Gaber e Pasolini erano due intellettuali che spiazzavano il mondo della cultura e della politica alta. Li unisce la capacità di tentare una risposta alla complessità dell’esistenza. Oggi purtroppo s’è persa la traccia sia di intellettuali coraggiosi e fortemente motivati, sia di politici liberi, non omologati, non legati ai vari poteri. Si sono perduti la dignità, il valore della laicità, il senso dello Stato, dell’appartenenza.. oggi, più che mai, abbiamo bisogno della lucidità con cui questi due artisti ed intellettuali seppero decodificare la loro, la nostra realtà.
Le canzoni e i monologhi sono accompagnati dalla musica eseguita dai bravissimi componenti del Gnu Quartet, Raffaele Rebaudengo (viola), Francesca Rapetti (flauto), Roberto Izzo (violino) e Stefano Cabrera

Claudia Belli