Femmina infame @ Teatro Palladium – Roma

Il 21 novembre, presso Palladium, e’ andato in scena Femmina infame diretto da Guido Barbieri.

Lo spettacolo, presentato come iniziativa inserita durante la Giornata contro la violenza sulle donne, verte sulla figura di Caterina Medici, condannata a morte per stregoneria nella Milano dei primi anni del 1600: figlia di un insegnante, la donna poté imparare a leggere e scrivere- possibilità negata alla maggior parte delle sue contemporanee-ma fu comunque mandata a lavorare nei campi per il signorotto locale da bambina, per esser poi violentata giovanissima da quest’ultimo, data po in sposa a 13 anni ad un uomo molto più grande di lei che la costrinse per anni a prostituirsi finché non riuscì a fuggire da lui e da tale condizione.

Nel corso degli anni, fu iniziata da alcune donne alla stregoneria sino alla condanna per essa poiché ritenuta responsabile della malattia del nobile milanese, presso cui lavorò come fantesca negli ultimi anni di vita.

La parabola di Caterina Medici, quasi omonima della regale rappresentante dei De Medici differenziata da essa per retaggio e sorte, è una dolorosa metafora della condizione femminile tra abusi sessuali e miseria; tuttavia la donna non si lasciò devastare dai danni subiti e scelse la magia nera come forma di riscatto verso i propri carnefici.

Caterina si rifiutò d’esser vittima e provò a reclamare per se’ il potere e non rinnegò mai la stregoneria durante il suo processo, andando incontro alla morte impaurita ma non pentita delle sue scelte.

In Femmina infame si struttura la sua vicenda umana in unità duali: il comparto recitativo con Bucci dal lato attoriale ed il quartetto musicale Faraualla e l’Ensemble di percussioni Ars Ludi come parte musicante; passato e presente di Caterina alternati fino al drammatico epilogo.

Elena Bucci recita mentre le Faraualla e Ars Ludi rappresentano rispettivamente la parte femminile ed i percussionisti gli uomini, simbolicamente l’uso di tali strumenti sta a sottolineare la prepotenza maschile contrapposta alla lirica performance delle Faraualla, mediante un ritmo ossessivo e violento.

L’opera ha il gran pregio di porre attenzione ad una figura dimenticata dalla Storia, come le altre vittime dei processi per stregoneria- per la maggior parte di sesso femminile- giustiziate in una piazza nota di Milano, ed e’ stato scelto un registro classico ed elegante, con la fusione tra musica e recitazione che genera pathos nella messa in scena, in cui Elena Bucci sfodera appassionata bravura nel dar corpo e voce a Caterina.

Un’esperienza molto interessante, anche se non priva di eccesso d’enfasi sia nella drammaturgia che in alcuni momenti dell’interpretazione, impreziosita dalla vibrante performance dei musicisti.

Un’opera assolutamente adatta ad esser rappresentata in una giornata dedicata alla lotta alla violenza di genere, poiché in grado di raccontare la contemporaneità attraverso gli orrori dei secoli scorsi grazie all’esistenza difficoltosa quanto straordinaria di una donna che non volle accettare passivamente le angherie destinate a lei ed alle sue sorelle.

Roberto Cesano