In scena dall’11 al 21 febbraio al Teatro Marconi di Roma, una commedia musicale Forza Venite Gente, scritta da Mario e Piero Castellacci, con musiche di Michele Paulicelli, coreografie di Evelin Hanak e scene e costumi di Gabriella Pera.
L’opera rappresenta la vita di San Francesco d’Assisi, in chiave toccante, con l’autore delle musiche, Paulicelli, che interpreta il protagonista: un uomo ricco che sceglie la semplicità per servire pienamente Dio ed il mondo attorno a sé, poiché esso simboleggia l’esistenza tangibile del Padre Celeste.
Ogni canzone, dalla prima che è Forza Venite Gente all’ultima recano un insegnamento profondo che il santo vuole trasmettere, spesso dimenticato dagli esseri umani presi dalla dalla frenesia della vita e dai bisogni della quotidianità, come Pietro Bernardone, padre del futuro santo, il quale non riesce a capire l’atteggiamento del figlio e lo considera un pazzo ed un degenerato.
Per Bernardone, interpretato da un ottimo Roberto D’Alessandro, non sono gli ideali etici a dover motivare gli uomini e ad essere trasmessi ai figli, bensì i valori economici, anche a discapito del prossimo. L’attore interagisce con la sala ponendo domande al pubblico, come se cercasse conferme verso un mondo che non capisce. Per quanto possa sembrare cinico e freddo, Pietro nutre un profondo amore per il figlio ed è preoccupato del suo destino e tormentato dall’incapacità di afferrarne le motivazioni.
Non manca, infatti, di chiedere ad una mendicante, la cenciosa, notizie di Francesco pur essendo frenato dal proprio orgoglio.
Dal canto suo, Francesco decide di rinunciare a tutto non per far un torto al padre, ma per poter essere libero da vincoli che l’avrebbero legato a regole troppo materialistiche.
Egli sceglie la sua libertà e da quel momento la sua vita muta per sempre; Eccoti le scarpe solo i piedi mi terrò…nudo come un verme non ti devo niente più, con queste parole il frate lascia la famiglia e il padre incredulo.
Il concetto stesso di povertà che dona libertà è il fulcro dell’intera opera, che non si discosta dai precedenti adattamenti nella messa in scena e nel cast, tranne che nel caso di Silvio Spaccesi, scomparso l’anno scorso ed interprete di Bernardone e che ho avuto la fortuna di vedere in tali panni vent’anni fa.
A due decadi di distanza, questo spettacolo non ha perso il proprio fascino, grazie anche ad i nuovi interpreti, i quali contribuiscono pienamente alla riuscita della commedia..
Sempre molto belle le musiche, coinvolgenti ed accattivanti, costumi adeguati e sapienti giochi di luci che coinvolgono lo spettatore.
Una menzione particolare va fatta per la canzone Andiamo andiamo 24 piedi siamo in cui si espongono le regole dell’ordine francescano in maniera semplice e concisa, con una fermezza che lascia sbalorditi.
Molto dolce e romantico il ruolo di Chiara, che canta come può amare tutti ma non può più amare Francesco in quanto donna, scegliendo così di divenire suora per non tradire il suo cuore, mentre è molto pragmatica la cenciosa che, nella sua semplicità, arriva a spiegare concetti su cui numerosi saggi si sono interrogati, senza raggiungere la stessa consapevolezza e pace.
Che dire del Diavolo e del Lupo? Altre due figure note del testo, entrambe conquistate da Francesco: il primo arriverà a riconoscerlo come uno degli avversari più forti che abbia mai avuto, in quanto totalmente diverso rispetto agli altri esseri umani. Il lupo, invece, è letteralmente catturato dalle parole del frate, che riesce a riportarlo sulla retta via nonostante le malefatte perpetuate.
Christian Vannozzi