Germania Anni 20 @ Teatro La Comunità – Roma

A distanza di circa 2 anni, le repliche di Germania anni 20 di Giancarlo Sepe tornano presso il Teatro La Comunità, fondato dallo stesso regista nel cuore di Trastevere. Due anni molto particolari e duri per l’umanità intera, per il teatro e il microcosmo dello spettacolo in genere, che e’ stato una delle vittime illustri dell’attuale scenario pandemico.

E sono trascorsi oltre due anni, dalla mia prima recensione dello spettacolo per Teatro Italiano, perciò il mio intento e’ proporre a chi leggerà qualcosa di differente rispetto alla precedente recensione.

La potenza visiva della drammaturgia di Sepe, la completezza autoriale e la padronanza assoluta degli elementi teatrali, sono pregi riconosciuti all’artista da qualsiasi critico e recensore, come il talento dei suoi interpreti, impegnati in prove recitative in più lingue, canto e danza, e  l’importanza delle luci, delle musiche e delle scenografie.

Le opere  di Giancarlo Sepe sono puro tripudio ed esaltazione dell’esperienza sensoriale dello spettatore, catarsi e caos come la vita stessa, come il Teatro stesso.

Germania anni 20 è una dichiarazione d’amore e di umana pietas virgiliana verso un periodo storico complesso ed unico, mix violento d’istanze creative e progresso ed al contempo miseria e predestinazione verso il totalitarismo più feroce che si possa immaginare. Una dichiarazione melanconica e disperata  come Speak low di Kurt Weil, cantata nello spettacolo.

Siamo nel primo dopoguerra mondiale, la Germania è uscita in macerie dal conflitto; frantumata politicamente e territorialmente con  la popolazione, letteralmente, ridotta sul lastrico. La Repubblica sostituisce la Monarchia, e sorge così La Repubblica di Weimar, un intermezzo tra la disfatta della Prima Guerra Mondiale e l’avvento di Hitler, che avvenne in larga parte grazie alla miseria inaudita in cui viveva il popolo tedesco. Povertà e ispirazione si confondono e mescolano, generando un momento di profondo rinnovamento culturale e sociale; la Germania degli anni 20 partorisce  l’Espressionismo, Fritz Lang, Murnau, Brecht, Kurt Weil, promiscuità sessuale e le prime cliniche mediche,  che studiano e tentano la transizione di genere. La cocaina e l’oppio, e molte altre sostanze, seducono ricchi,  artisti, viveurs e gente comune con la promessa di paradisi artificiali alla Baudelaire, definendo le modalità d’uso e i riti sociali delle droghe nella contemporaneità. È indubbio che tale, breve ma intensissimo, scenario storico abbia lasciato un segno potente sulla collettività, proprio per le contraddizioni estreme che ne caratterizzarono lo zeitgeist.

La Germania degli anni ’20 è la Lola Lola di Marlene Dietrich, è Berlino, e’l’ immaginario tramandato ai posteri e celebrato da generazioni di artisti d’ogni campo.

Sepe porta, sapientemente, in scena la suadente contraddittorietà di quella Germania, attraverso una carrellata di siparietti; una serie di segmenti/frammenti narrativi, nei quali il gruppo d’attori in scena si presenta, di volta in volta, come corpo unico o in assoli e duetti di canto e danza.

Il teatro di Sepe è cosmopolita per sua stessa natura, perciò gli interpreti parlano in tedesco- la lingua è a sua volta, elemento drammaturgico e coreografico-, tranne in alcuni monologhi recitati  in italiano, poiché fondamentali per la comprensione dell’opera.

Un grande plauso all’intero cast, il cui lavoro è impeccabile nell’esecuzione e restituisce appieno il fascino del periodo storico, portato sul palco; mi soffermo in particolare sulle qualità vocali di Maria Luisa Zaltron, cui sono affidate le parti cantate più intense e i vocalizzi più arditi, sulla presenza  scenica perfetta per l’epoca, di Chiara Felici- il suo volto ricorda in maniera impressionante Giuni Russo- e Jacopo Carta, dai tratti teutonici che lo rendono il perfetto milite ignoto.

Ma tutti gli attori brillano in scena, dimostrando estrema sincronia nelle scene corali, e duttilità nelle performances individuali.

Fondamentali, le musiche di Davide Mastrogiovanni che descrivono e celebrano la Germania dei 20 e ne rappresenta una delle più importanti eredità, a cura di Harmonia team.

Suggestive le luci di Guido Pizzuto e le scene di Alessandro Ciccone, iperboli visive delle intenzioni del regista, e impeccabile la cura dei costumi di Lucia Mariani.

La parola chiave, delle rappresentazioni di Giancarlo Sepe, è cura!

Una cura certosina, quasi maniacale, dei dettagli fino a rasentare la perfezione espressiva del medium teatrale.

In scena sino a domenica 14 novembre, presso il Teatro la Comunità.

Roberto Cesano