Ci sono alcuni periodi storici che hanno un posto speciale nell’immaginario collettivo; la Germania della Repubblica di Weimar è uno di questi: una fucina di movimenti artistici,, libertà ed eccessi ma soprattutto pregno d’una fame rabbiosa di vita, in risposta alla miseria in cui era sprofondata la nazione dopo la cocente sconfitta della Grande Guerra.
Germania anni ‘20, ultima fatica di Giancarlo Sepe, rappresenta più che un omaggio, uno sguardo intenso e lucido sulla bellezza e gli orrori di tale decennio nello stile suggestivo del regista.
Quando si parla di Sepe, le prime parole che sovvengono sono caleidoscopio e turbinio: i suoi spettacoli teatrali sono un caleidoscopico viaggio verso lo zenit di tensione narrativa e scenica, grazie alla cura di luci, musiche, scene, recitazione.
Lo spettatore e’ trascinato in un turbine espressivo, dettato dai ritmi sincopati della messa in scena e dalle performance degli interpreti.
Come nelle opere precedenti, gli attori recitano in piu’ lingue- stavolta, ovviamente in tedesco ed in italiano- cantano, danzano; sono strumenti espressivi forgiati da Sepe che ho già, in passato, definito come un regista demiurgo, poiché la materia incandescente del Teatro delle sue suggestioni.
Quale epoca storica, se non la Repubblica di Weimar con i suoi locali notturni, la musica, la promiscuità sessuale e l’emancipazione della comunità omosessuale nella ruggente Berlino degli anni ‘20, potrebbe essere protagonista di uno spettacolo del talentuoso Sepe?
Germania anni ‘20 è colmo di omaggi a cinema e teatro, musica e arte in genere, da Murnau e Lang fino a Kurt Weil e Brecht, a voler sottolineare la straordinarietà della fase che precedette l’avvento del Nazismo; attraverso una serie di siparietti, l’opera esplora alcuni aspetti dell’epoca, impegnando gli interpreti in meravigliose coreografie.
Un vortice immaginifico che conferma la cifra stilistica di Sepe e il contenuto della sua ricerca formale, ovvero la messa in scena come contenitore totalizzante d’ogni espressione perfomativa: prosa, canto, danza.
Spettacolo riuscito, che si fregia d’un cast particolarmente in parte, composto da molti attori giovanissimi, oltre che dalle due veterane delle opere di Sepe, Sonia Bertin, danzatrice eccellente, e Federica Stefanelli.
Eccellente tutto l’apparato tecnico: luci, scenografie, musiche.
In scena fino al 15 dicembre presso il teatro La Comunità.
Roberto Cesano