Grisù, Giuseppe e Maria @ Teatro Marco – Roma

grisugiuseppeSul palco del Teatro Marconi rivive uno spettacolo divertente e profondo, scritto da Gianni Clementi: Grisù, Giuseppe e Maria, delicato e genuino ritratto della provincia del dopo guerra, dove le persone vivono una quotidianità fatta di uova fresche e pasta e patate, dove i sogni si affidano spesso al pallone, ai treni da prendere con le valige di cartone, ad una canzone o anche ad una miniera lontana, il sogno di una vita migliore e la realtà di una vita di stenti, lavori umili e poche speranze. Il testo fa riferimento al problema dell’analfabetismo di quegli anni ed alla tragedia dell’8 agosto del 1956 di Marcinelle, la miniera in Belgio, in cui morirono 262 minatori, di cui 136 italiani: un testo semplice e complicato come è la vita, scritto in modo impeccabile con la consueta elegante, composta e mai sguaiata comicità, resa in modo superlativo dalla coppia Pistoia-Triestino e da tutto il cast.

La vicenda è ambientata nell’Italia povera e appassionata di fine anni Cinquanta e si svolge nella sagrestia di una parrocchia di Pozzuoli, dove Don Ciro, con virtù e vizi come tutti gli uomini, rende viva la sacrestia/palcoscenico dove si muove insieme al goffo farmacista laureato e playboy di seconda professione, le sorelle donna Rosa (moglie di un minatore emigrato a Marcinelle in Belgio, che aspetta il sesto figlio ed è indecisa se permettere o meno al primogenito di accettare un ingaggio a Milano come calciatore) e donna Filomena, zitella apparentemente santa (incinta del farmacista Eduardo, sposato e con figli). In questo contesto si muove anche Vincenzo, invalido e sfrattato dall’orfanotrofio, assunto come sagrestano in prova. Don Ciro cerca di escogitare un espediente per salvare l’onore di Filomena e fra bugie a fin di bene, innocenti ricatti, consigli più o meno saggi e sfuriate al sagrestano scemo, riesce in qualche modo, tra le risate anche amare del pubblico, a risolvere la faccenda.

Un spettacolo esilarante, commovente, ricco di trovate divertenti e dal linguaggio semplice, espressivo, grazie soprattutto alla regia di Nicola Pistoia che mantiene la pièce, nei due atti, estremamente scorrevole e mai lenta ed alla interpretazione di grande efficacia ed espressività dello stesso Nicola Pistoia, nei panni di Vincenzo, e di Paolo Triestino nel ruolo del povero parroco don Ciro. Ad affiancare i due esilaranti protagonisti anche Franca Abategiovanni e Loredana Piedimonte (le due sorelle che confidano le loro pene al sacerdote) e Diego Gueci (il farmacista don Eduardo), tutti perfettamente calati nei loro ruoli.

Tra colpi di scena, rivelazioni, gag e tanto divertimento, i cinque personaggi ci accompagnano in un viaggio coinvolgente e mai noioso che scorre velocemente e piacevolmente, dove fino alla fine ognuno di loro ci attrae e ci intenerisce a modo suo.

Nicola Pistoia e Paolo Triestino si confermano mattatori straordinari, affiatati, divertenti, appassionati e portano in scena uno dei loro spettacoli più famosi con freschezza e maestria, muovendosi sicuri nella caratterizzazione di personaggi che scaldano il cuore con la loro sincere umanità.

Uno spettacolo decisamente da non perdere, in scena fino al 30 ottobre.

Claudia Belli