Ho bisogno di sentire qualcuno che mi dica che sto bene è il titolo emblematico dello spettacolo in scena al Teatro Basilica fino all’8 ottobre.
Dichiarazione d’una necessita emotiva immanente, pronunciata da una delle protagonista che può esser estesa a tutte loro: quattro amiche di vecchia data s’incontrano in un locale, dopo un anno dalla loro ultima interazione; tutte hanno vissuto un periodo impegnativo e ne portano i segni .
Quattro modelli archetipici: la neomadre, ex party girl, in depressione post parto, la manager rampante caustica ed algida in lutto per la madre, la pittrice iperemotiva alla ricerca dell’orgasmo perduto e l’amica strampalata.
Quattro attrici, assolutamente in parte, che danno corpo ed anima al soggetto di Maria Teresa Berardelli, trascinando gli spettatori in un vortice d’ironia ed introspezione al contempo.
La difficoltà delle relazioni umane nel contesto sociale e l’incapacità ad aprirsi all’altro, nonostante l’affetto, rappresentano il tema dell’opera: le quattro amiche hanno fardeli che le opprimono, tuttavia neppure quella che potrebbe essere una vera e propria safe zone, ovvero il loro rapporto di lungo corso, le motiva a comunicare con onestà turbamenti e dolori se non nei segmenti delle fantasie della pittrice, quand’ella sviene per fame e tensione nervosa.
In quei momenti, la realtà si rovescia e le protagoniste sono altro da sé, oltre la facciata: la manager, Marta Nuti, può mostrare la propria emotività ed il bisogno di calore umano, Giulia Gagliani, la madre, può urlare al mondo ed alle sue amiche i suoi dubbi ed il disagio della sua attuale condizione senza vergognarsene, come accade di sovente alle neomadri, Valentina Martina Ghiglia può accantonare il ruolo dell’amica naif per esprimere un lato oscuro godurioso e feroce inedito per le altre, mentre Elisa Di Eusanio, la pittrice, può esser spavalda e diretta anche riguardo al suo problema dell’assenza dell’orgasmo- altro radicato tabù-.
Il testo nasce da un’idea delle interpreti ed è letteralmente cucito su di loro: il leit motiv, per quanto interessante non brilla per originalità, però il brio e la bravura delle protagonista generano uno spettacolo dai tempi perfetti, piacevolissimo da guardare ed che instilla nello spettatore un’affezione per i quattro personaggi.
Marta Nuti si destreggia con convizione tra gli opposti registri caratteriali del suo personaggio, modificando voce, portamento ed espressioni facciai a seconda del gap tra realtà e fantasia, Giulia Gagliani e Valentina Martino Ghiglia aderiscono ai propri ruoli, usando sapientemente la propria fisicità in maniera eccellente e Elisa Di Eusanio è il cuore dello spettacolo, protagonista di esilaranti siparietti sul piacere al femminile e con i suoi malori, che ribaltano il reale restituendoci i pensieri e le essenze più sincere delle quattro amiche.
Si potrebbe dire che la sua pittrice imploda svenendo ed esploda venendo.
La regia di Giacomo Vezzani e la drammaturgia della Berardelli sono funzionali nell’esaltare le capacità attoriali delle protagoniste, confezionando un’opera dal ritmo vorticoso ed incalzante come la necessità, sopra menzionata, di potersi sentire bene e di condividere con onestà i propri sentimenti al di là dell’imposizione di simulare un invidiabile benessere– come cantava Carmen Consoli- assai comune nella società umana d’ogni tempo e latitudine.
Roberto Cesano