Bizzarra la rappresentazione di un’emblematica commedia goldoniana – i Rusteghi – al Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma.
Siamo a Venezia in pieno Settecento, dove i quattro Rusteghi, Lunardo, Maurizio, Simon e Canciano, bigotti uomini vissuti, borghesi e antiquati, saranno i protagonisti di diverse sceneggiate, tra ilarità e doppi sensi verso le donne, usi e costumi contemporanei, luoghi comuni, amori e matrimoni da far nascere al buio e giochi d’equivoco.
La trasposizione è fedele nella sinossi ma colorita da una cornice totalmente all’avanguardia e sperimentale, fatta da rimandi al presente d’oggi e qualche richiamo politico, stemperando la classica rappresentazione statica settecentesca con elementi metateatrali (già presenti nella versione Goldoniana).
La sceneggiatura e i costumi sono poveri ma adempiono al loro scopo. Il giudizio sulla rivisitazione di Gabriel Vacis, che ha curato l’adattamento oltre che la regia, non può essere netto in quanto il lato metateatrale e l’improvvisazione di alcuni attori (tra gli altri Natalino Balasso e Mirko Artuso) con battute dialettali, in alcuni casi un po’ scontate, rompono da un lato totalmente la magia di una particolare commedia del Maestro Veneziano, ma dall’altro riescono a focalizzarsi molto meglio su maschilismo e misoginia rispetto alla versione originale.
Purtroppo la comprensione a volte complicata del dialetto veneto e la pessima acustica non aiuta a mantenere fluido l’ascolto. Complessivamente lo spettacolo è molto orientato per un pubblico di età giovane e poco impegnato, ma non banale.
I Rusteghi sarà in scena fino a domenica 20 Maggio 2012.
Marco Lelli