Il caso Jekyll @ Teatro Quirino – Roma

Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde di Robert Luis Stevenson è uno dei libri più conosciuti e citati della storia della letteratura mondiale; un testo dall’impatto culturale enorme, che ha reso il binomio Jekyll/Hyde un archetipo della dualità tra bene e male negli esseri umani.

Il caso Jekyll, diretto ed interpretato da Sergio Rubini, rappresenta l’ennesimo adattamento del romanzo breve di Stevenson, ma spicca per l’originalità della rielaborazioe del noto attore e regista e per un’ambientazione riuscita e densa di lugubre fascino.

Rubini si ritaglia il doppio ruolo di narratore fuori campo e del dottor Hastie Lanyon, maestro di Henry Jekyll- Daniele Russo-, introducendo, nella prima veste, gli spettatori all’indagine condotta dal distinto avvocato londinese Utterson – Geno Diana- riguardo il torbido legame tra il suo fraterno amico, il dottor Jekyll, e il rabberciante Edward Hyde; un ometto calvo dai modi repellenti ed inquietante, responsabile di una serie d’atti efferrati.

Cosa lega Jekyll e Hyde, tanto da far redigere al ricco dottore un testamento a favore del secondo?

Perchè lo spaventoso individuo può muoversi indisturbato tra le mura e fuori dalla dimora di Jekyll, seminando sconcerto nella fedele servitù dell’illustre scienziato?

Il dottore vive in isolamento dalla tragica morte della moglie, la bella Eleonore incinta del loro primo figlio, e l’arguto avvocato sospetta che tale lutto abbia spinto Jekyll ad avvicinarsi ad un individuo così distante da lui come indole e ceto sociale.

Tuttavia la verità è molto più sconcertante di quanto Utterson ed il saggio Lanyon potrebbero mai concepire ed investirà entrambi con la forza di uno tsunami.

Lo spettacolo diretto da Rubini s’ispira potentemente alle suggestioni stilistiche del Grand Guignol sia per la scenografia meravigliosa di Lucia Imparato ché per il taglio scelto per l’opera: la scenografa ha ideato uno scorcio della Londra di fine ‘800, dalle imponenti vetrate con una porta centrale ed uno spazio aperto, su cui i protagonisti si muovono tra denso fumo ed una fioca illuminazione notturna- a cura di Salvatore Palladino- generando un movimento perpetuo tra esterno ed interno.

L’aspetto scenico de Il caso Jekyll con la sua macabra confezione garantita dalla scenografia, le luci ed i suoni di Alessio Foglia, volutamente presente e ben visibile sul palco, rende estremamente pregevole l’adattamento di Rubini ed immerge lo spettatore in un’atmosfera di claustrofobica tensione.

Il ritmo dell’opera è ipnotico e conduce lentamente alla scoperta assieme all’avvocato Utterson il vero protagonista del testo originale e dello spettacolo, del terribile segreto del dottor Jekyll e del signor Hyde; il personaggio di Geno Diana rappresenta l’uomo comune irretito da un mistero terribile quanto dotato d’una perversa attrattiva, ovvero il palesarsi fisicamente della malvagità e della bontà d’animo dell’umanità.

Tuttavia, Rubini sovverte in una maniera che non sveleremo le idee di Stevenson, accentuando l’aspetto più interessante del capolavoro gotico ovvero la presenza in ognuno di noi di luce ed ombra, in maniera così profonda e inscindibile da incutere profondo timore.

Hyde è la soddisfazione di qualsiasi pulsione, per quanto crudele o malata, senza i freni delle norme sociali e della legge; incarnazione dell’abisso che scruta nell’uomo di nietzchiana memoria.

Come contraltare egli ha non il suo doppio Jekyll, ma proprio il volitivo Utterson impegnato nel tentativo di salvare il caro amico da un orrore senza pari.

Ottime le interpretazioni dell’intero cast: da Rubini a Geno Diano, da Daniele Russo ad Alessia Santalucia, a Roberto Salemi e Angelo Zampieri, tutti impegnati con bravura in svariati ruoli tranne Diano, che nei panni del fiero Utterson ci fa da involontario Virgilio in una discesa negli inferi della psiche.

In scena sino al 2 febbraio presso il Teatro Quirino.

Roberto Cesano