Massachuseth 1692, nelle giovani colonie del Nuovo Mondo si consuma una vicenda tragica e beffarda in cui vi furono decine di morti per melliflue accuse di stregoneria, da parte degli abitanti di Salem.
California anni ’50 del ‘900, nella HollywooMecca del Cinema il senatore conservatore Mc Carthy scatena una vera e propria caccia a membri e simpatizzanti del Partito Comunista tra l’elite filmica; molti sceneggiatori, registi, attori furono travolti dalle accuse e le loro vite e carriere letteralmente spazzate via.
Nel 1953, Arthur Miller fece debuttare a Brodway lo spettacolo Il crogiuolo, in pieno Maccartismo, delineando un simbolo parallelo tra le due cacce alle streghe avvenute nella sua nazione, a distanza di secoli ma ferocemente simili e speculari.
Nel clima di sospetto e paranoia della Guerra Fredda in Usa e nel pieno della campagna persecutoria di Mc Carthy e soci contro l’Hollywood liberale e progressista, non allineata sul manicheo confronto tra il BeneAmerica- ed il Male- Urss e blocco comunista-, Miller scrive un testo profondamente politico e critico celato dietro una pregnante metafora; un durissimo atto d’accusa che , grazie all’ambientazione scelta, riparò l’intellettuale da ritorsioni giudiziarie.
Nel piccolo e modesto villaggio di Salem, all’alba della nascita della nazione a stelle strisce, la giovane figlia del reverendo Parris giace catatonica a letto, dopo esser stata sorpresa dal padre a danzare nei boschi durante un rito officiato dalla loro schiava caraibica Tituba; nell’atmosfera rigida e moralista di Salem, l’accusa di stregoneria si diffonde velocemente, investendo il paranoico sacerdote più preoccupato dei suoi contrasti con i fedeli ché della salute della figlia.
L’uomo alleatosi con i ricchi coniugi Putnam, in lotta con dei membri della comunità per il possesso di alcuni terreni, per sviare da sé eventuali accuse suo carico estorce alla giovane serva di colore una confessione che coinvolge la figlia e sua nipote Abigail e che le vede devote adoratrici del Diavolo.
Tituba, la schiava vittima dei bianchi, sarà la prima vittima della celebre Caccia alle streghe di Salem mentre Abigail e le altre ragazze getteranno nel caos la cittadina, facendo condannare a morte decine d’innocenti per divertimento o interessi personali- Ruth, la figlia dei Putnam, accuserà i nemici in affari dei genitori ad esempio-, manipolando l’opinione pubblica grazie a finti eventi soprannaturali.
Abigail è legata a John Proctor, un modesto proprietario terriero, dal temperamento appassionato e dal profondo senso di giustizia; questo legame sarà la rovina dell’uomo e della sua famiglia.
L’orrore di Salem e delle sue presunte streghe ha segnato profondamente l’immaginario collettivo Usa e non solo, col suo alone di mistero per i facilmente suggestionabili e col biasimo di coloro che hanno letto negli accadimenti il marchio dell’infamia e della pochezza dell’animo umano, istituzionalizzate dalla politica e dai governanti.
La manipolazione e la ferocia celati dietro le buone intenzioni- scovare il nemico della collettività- sono lette da Miler anche nel paradosso del Maccartismo: la Terra delle Libertà che processa i suoi figli, perché s’avvalgono della libertà d’espressione ed idee.
Nelle commissioni istituite dal senatore come in quella di Salem, dominano pettegolezzo ed colpe basate su preconcetti e motivi personali o mero timore d’esser coinvolti da parte degli accusatori.
La suggestione, che si cela dietro la presunzione di colpevolezza, diviene empia arma del Potete Costituito per sedare istanze contrarie e critiche verso sé.
Il testo del celebre scrittore, noto tra l’altro per il suo matrimonio con Marilyn Monroe, è potente ed impietoso: un j’accuse vibrante e disperato, come la trama che narra.
Il Teatro Stabile di Torino porta in scena un adattamento dell’opera diretto da Filippo Dini straordinario: la materia incandescente de Il crogiuolo grazie a Dini ed i suoi collaboratori diviene un modernissimo affresco dall’impatto visivo e tematico spiazzante ed ipnotico al contempo.
Le scelte registiche di Dini sorprendono e convincono per la solidità e l’ardore che contraddistinguono la messa in scena.
Il crogiuolo è un’opera rock, in grado d’attingere all’immaginario statunitense in ogni ambito, dall’iconografia, ai limiti e controsensi sino alla musica.
Ogni aspetto dello spettacolo è perfetto: un cast inspiratissimo e talentuoso, dai professionisti più navigati alle giovani attrici che interpretano la cerchia di Abigail, dalle interpretazioni straordinarie come il lavoro sul corpo.
Luci, musiche, scenografie e coreografie; Dini confeziona uno degli adattamenti teatrali più interessanti degli ultimi anni, scegliendo un taglio contemporaneo a livello estetico, drammaturgico e tematico.
Una scelta vincente che coinvolge il pubblico, quasi fisicamente partecipe alla vicenda ed entusiasta nel finale dopo una corsa selvaggia di quasi 3 ore nella cupa tragedia di Salem.
In scena presso il Teatro Quirino fino al 27 novembre, fortemente consigliato perché probabilmente sarà uno dei picchi dell’attuale stagione teatrale a Roma.
Roberto Cesano