Il guardiano @ Teatro Lo Spazio – Roma

Uno dei motivi per cui Harold Pinter, premio Nobel  per la Letteratura, sia così amato e rappresentato si cela nel teatro di parola e interazioni umane al centro della sua drammaturgia.

Dalle prime opere più beckettiane sino alla successiva produzione più lineare e classica, Pinter ha messo al centro del proprio discorso artistico i rapporti tra individui in tutte le declinazioni possibili.

Ne Il guardiano, Aston conduce a casa propria un uomo anziano dopo averlo salvato da un violento litigio in un locale; quest’ultimo, Davies, si mostra subito ai limiti dell’indigenza nell’aspetto e nei modi ed accetta di buon grado l’ospitalità del ragazzo, seppur disdegni di stare in un ex-teatro, che Aston sta ristruttando, e mostri una spiccata xenofobia verso i vicini non inglesi.

Per quanto gioviale e apparentemente gentile, l’uomo nasconde un indole viscida e manipolativa, forse scaturita dalla miseria in cui vive da tempo, intuita da Mick l’adrenalico fratello di Aston che appare improvvisamente da un’altra ala dello stabile.

Tanto Aston è pacato e distante quanto Mick è schizzato, ma entrambi sono pieni di progetti: il primo vorrebbe ristrutturare il posto in cui vivono, mentre il secondo abbellirlo e lucrarci su.

Davies, nel frattempo, s’è stabilito da loro e resosi conto del fragile e stralunato stato mentale di Aston, cerca di screditarlo col fratello per impadronirsi del loro locale partendo dalla proposta di Mick di farvi da guardiano e inizia a mostrasi sempre più aggressivo e malevolo nei confronti del primo, sino all’epilogo.

Lo spettacolo di Duccio Camerini, che interpreta Davies affiancato da Lorenzo Mastrangeli e Leonardo Zarra- rispettivamente Mick ed Aston- rielabora in parte il testo originale di Pinter sovvertendo lo spazio teatrale, gli attori che si muovono nella sala e parte del pubblico sul palco, e sfruttando tale luogo a livello testuale- l’adattamento è ambientato in un teatro abbandonato- chè scenico.

Tale scelta genera un senso di cinesi costante e redirige l’attenzione dello spettatore in maniera immersiva, addentrandosi nelle meccaniche relazioni che s’instaureranno man mano tra i tre personaggi e consente a Camerini di giocare con la metatestualità teatrale ottimamente e di usare  elementi scenografici come le luci, in un continuo gioco tra messa in scena e realtà del Teatro Lo Spazio, sulla cui struttura si fondano le soluzioni sceniche dell’opera.

Lorenzo Mastrangeli interpreta con elettrica fisicità il ruolo di Mick, estremamente cangiante nell’espressività e dallo sguardo affilato come una lama; Leonardo Zarra è in antitesi placido e mansueto, spesso fisso e statico in scena per accentuare l’offuscata visione delle cose e delle persone di Aston.

Camerini rende molto bene le contraddizioni di Davies, lo spaesamento dell’ingresso in un posto fuori dai canoni per poi mostrare un adattamento predatore alla situazione che si prospetta.

Lo spettacolo, tradotto da Alessandra Serra e con l’ausilio alla regia di Cristina Tassone e Alessia Ferrero, è un buon adattamento dello spirito di Pinter e nell’intuizione del coinvolgimento dello stabile teatrale all’interno della messa in scena trova una consistente parte della sua riuscita.

In scena presso il Teatro Lo Spazio sino al 19 novembre

Roberto Cesano