Dal 21 ottobre al 14 novembre, apre il cartellone della nuova stagione al teatro Ciak con lo spettacolo intitolato Il processo, adattamento teatrale del romanzo incompiuto di Franz Kafka.
Anna Masullo dirige il caleidoscopio di testimonianze e flashback, che ricostruiscono la folle disavventura di Joseph K ed il suo precipitare in un incubo senza via d’uscita. Al risveglio nel giorno del suo trentesimo compleanno, l’integerrimo Joseph K, impiegato come procuratore presso una banca, riceve la visita di un agente ed un ispettore che gli comunicano di essere imputato in un processo. Viene così arrestato senza spiegazioni, ma anche lasciato a piede libero per consentirgli di difendersi. Ma difendersi da quale accusa? Inizia così il calvario del protagonista, tra calunnie e pregiudizi, contro una macchina giudiziaria feroce e misteriosa.
Ruben Rigillo è un perfetto Joseph K, confuso, indignato, frustrato ma anche razionale e mai rassegnato ad un destino che non capisce. Attorno a lui ruota una girandola di personaggi, che invece sembrano accettare tutti passivamente la logica fumosa ed inesorabile della giustizia: la signora Grubach, interpretata dalla brava Barbara Abbondanza, è la padrona di casa che dubita della colpevolezza di Joseph, ma teme il tribunale come un luogo dove anche il più innocente può scoprire di essere colpevole di qualcosa; Vincenzo Failla è il vecchio e malato avvocato Huld, che difende Joseph con ambigua prudenza. L’avvocato ama i propri clienti proprio in quanto imputati, indifesi davanti agli incomprensibili cavilli legali, e li lascia consumare nell’incertezza. L’infermiera dell’avvocato, Leni, interpretata dalla seducente Linda Manganelli, consiglia a Joseph di confessare e prendersi le sue responsabilità, mentre per lo zio Karl, Gigi Palla, conta solo la vergogna e l’ignominia che ricade sulla famiglia. Mario Scaletta è Titorelli, pittore ritrattista in tribunale che conosce bene i meccanismi perversi del tribunale.
Il pittore spiega a Joseph che ha tre possibilità: la leggendaria e mai verificatasi assoluzione completa, l’assoluzione apparente, che lascia comunque nell’angoscia perché è un giudizio che può sempre essere ribaltato, e il rinvio a tempo indeterminato, unica strada percorribile per raggiungere una parvenza equilibrio. Fabrizio Bordignon ed Enrico Ottaviano sono i funzionari che arrestano Joseph. Eseguono gli ordini senza porsi domande, perché “loro”, le misteriose entità accusanti, non sbagliano mai. A nessuno interessa veramente sapere perché Joseph sia sotto processo, danno tutti per scontata la sua colpa, qualunque essa sia.
Tutti gli attori, a parte il protagonista, interpretano più di un ruolo, dando vita ad una serie di personaggi che imprigiona sempre più Joseph in una claustrofobica gabbia fatta di paradossi, dubbi ed incertezze. Il processo si trasforma così in sentenza, come una metamorfosi inevitabile.
La scenografia minimale sottolinea la mancanza di qualsiasi appiglio per trovare risposte all’ingiustizia subita.
Tantissimi ed attuali sono i delicati temi trattati, dal senso di colpa alla mancanza di fiducia nel prossimo, dalla spietatezza della burocrazia all’impotenza di fronte all’ignoto, che vengono rappresentati ad un ritmo lento ed angosciante.
Laura Pazzelli