Il Teatro Marconi inizia la sua quarta stagione con la divertentissima commedia Attrazioni Cosmiche, da una idea di Giovanna Chiarilli e scritta e diretta da Marco Cavallaro, un giovane talento del panorama teatrale, autore-attore spigliato e divertente, capace di battute sagaci e forte empatia. Abbiamo chiesto a Marco di raccontarci un po’ di sé stesso e dello spettacolo in scena e lo ringraziamo per la sua disponibilità e simpatia.
Lo spettacolo in scena al Teatro Marconi è molto divertente, come tutte le commedie a cui ci hai abituato, con una compagnia molto affiatata e ben orchestrata. Per una volta il testo non è tutto tuo?
“In realtà, ho scritto io lo spettacolo, prendendo spunto da una storia scritta da una mia amica, che però è molto diversa dalla commedia in scena. Il romanzo di Giovanna Chiarilli, intitolato “Orgasmo cosmico”, si dipana in otto mesi di vita con situazioni diverse, che un po’ si rispecchiano nel primo atto della pièce. Essenzialmente affronta il tema dei rapporti tra le donne, che ho voluto riprendere nel mio spettacolo, ma l’ambientazione in cucina concentrata tutta nella sera di Capodanno, i colpi di scena, le storie intrecciate tra i vari personaggi sono tutte mie invenzioni. Ho colto l’essenza del romanzo e l’ho trasformata come al mio solito, facendola mia.”
Uno dei personaggi sul palco afferma che siamo tutti alla ricerca di emozioni, al centro della vita di tutti noi. Un tema di grande attualità.
“Credo che le emozioni e, soprattutto, il nostro bisogno di amore così come il timore della solitudine siano le sole cose che ci accumunano tutti, indipendentemente dal ceto sociale, dalla cultura e dall’estrazione politica e sociale. Siamo tutti diversi e questo è il solo bisogno che ci coinvolge tutti, a vari livelli e a varie profondità. Nelle mie commedie l’amore ricopre sempre un ruolo centrale, essendo un tema estremamente vario e vicino a tutti noi nelle sue varie sfaccettature. L’amore appartiene a tutti e, quindi, tocca tutti ed emoziona tutti, mentre altri argomenti arrivano diversamente a seconda della storia personale di ognuno e non sempre vengono riconosciuti come propri.”
La tua forza è parlarne in modo moderno, proprio per arrivare al pubblico con il linguaggio di oggi.
“Esatto, cerco di interpretarlo nel linguaggio di oggi, anche se oggi è tutto un po’ troppo virtuale e si rischia di perdere il contatto fisico con le persone, peggiorando la natura e l’essenza dei rapporti tra esseri umani. Purtroppo, siamo figli di questi tempi e dobbiamo affrontarlo con consapevolezza, anche perché noi stessi commettiamo l’errore di dare troppo valore all’effimero tipico del virtuale.”
Il teatro aiuta a mantenere il contatto con la fisicità, malgrado stia perdendo il suo valore centrale nella società.
“Il teatro è presente nella società da duemila anni e, malgrado la presunta crisi, continua ad essere un’espressione artistica di grande valore ed è sempre lì: continuiamo a scrivere, rappresentare e assistere alle commedie e ai drammi che il teatro porta in scena”
Quando scrivi, ti inspiri quindi a quello che ti circonda?
“In realtà è un processo più istintivo che razionale. Quando mi chiedono quando e come ho avuto l’idea per uno spettacolo, non so mai rispondere in modo preciso, non ho un percorso creativo definito. Ho tante idee per la testa e arriva un giorno in cui una di queste idee prende forma e diventa un progetto. Sono consapevole di avere idee e progetti che probabilmente non posso sviluppare ora, ma che avranno bisogno di tempo per diventare concreti. Come tutti, ho tanti sogni nel cassetto e tanti obiettivi nella mia vita, alcuni non posso realizzarli perché non ne ho gli strumenti o le condizioni o anche l’età, o semplicemente devo aspettare che arrivi il tempo giusto. Racconto quello che mi viene naturale raccontare e, per fortuna, fino ad ora mi è venuto bene, in tutta Italia, in qualunque posto sia riuscito ad esprimermi ho ricevuto apprezzamenti e complimenti del pubblico. Questa è la vera forza nel mondo del teatro: quando hai il favore del pubblico, sei vincente e non c’è direttore di teatro, non c’è critico o detrattore che tenga. Io so di non fare spettacoli che possiamo definire cinepanettoni, faccio commedie divertenti ma con un loro valore qualitativo e nel messaggio che riesco a trasmettere. Non impongo una mia idea o un mio punto di vista ma metto sul piatto ironicamente e semplicemente l’argomento e lascio che il pubblico ci possa riflettere per arrivare ad una sua personale elaborazione, cogliendone o meno le sfumature ma contento di aver assistito allo spettacolo.”
L’attore, autore che abbiamo il piacere di vedere sul palco, come è poi nella vita?
“In perenne ricerca di qualcosa, sempre in movimento, rincorrendo non so neanche io bene cosa, forse la chimera della felicità: un concetto troppo difficile e aulico per essere definito. Sicuramente lotto tutti i giorni per la mia vita, per il mio lavoro, per trovare un mio spazio in questo calderone che è il mondo. Lotto nel rispetto delle regole e costruendo qualcosa che mi rappresenti, sperando sempre che la qualità che metto nelle cose che faccio e il mio eventuale talento possano emergere ed essere riconosciuti dalle persone e dal pubblico. Nel teatro come nelle altre forme di arte si lavora per conto terzi, per un pubblico che ti viene a vedere e che riconosce il valore di quello che realizzi. Si lavora un po’ per se stessi, ma soprattutto per trasmettere qualcosa a qualcun’altro.”
Marco Cavallaro si sente più autore o attore?
“Io nasco come attore e rimango un attore, sperando sempre di farlo nel migliore dei modi. Ho cominciato a fare l’autore per un’esigenza, perché non mi volevano far fare le cose che sentivo più vicine alle mie corde ed ho deciso di scrivermele per conto mio. Man mano ho affinato la mia penna, utilizzando tutto quello che ho visto, vissuto e studiato nel corso della mia vita. La cultura e la conoscenza riaffiorano inconsciamente ed è la scarsa attenzione a questi aspetti il grande problema in Italia oggi, il fatto che la gente non legge più e non approfondisce più. Scrivo sempre quello che mi piacerebbe vedere: la commedia. Secondo me è la commedia ad avere tenuto in vita il teatro non solo italiano ma anche mondiale. Questo il pubblico si aspetta da me: il titolo divertente, la commedia accattivante ed è una ricerca continua, mai banale e spero sempre di successo. Io so che non posso sbagliare, che tutti mi aspettavano al varco e che non mi perdonerebbero un errore, mandando all’aria anni di sacrifici. Per questo ogni mio progetto è ora molto ben organizzato e pianificato, può aspettare anni prima di prendere forma. Io non sono un nome che richiama, non ho questa fortuna, quindi devo contare sulle mie forze e sudarmi ogni piccolo passo. Devo dire che sono molto contento di quello che ho ottenuto negli ultimi anni, della progressiva apertura di direttori di teatri anche di alto livello verso il mio lavoro e sono consapevole di non poterci dormire sopra ma di dover continuare a metterci tutto l’impegno di cui sono capace. Le mie commedie sono quasi tutte commedie corali, in cui ogni personaggio ha una sua identità e dignità e raramente scelgo di fare monologhi.”
Grazie per la disponibilità e per l’interessante chiacchierata.
Uno spettacolo da non perdere, spumeggiante e pieno di colpi di scena. Al Teatro Marconi fino al 28 ottobre.
Claudia Belli