Al Teatro de’ Servi è in scena Non rubateci i sogni, uno spettacolo meravigliosamente interpretato dalla giovane compagnia di attori e magistralmente diretto da Bernardino De Bernardis, un talento del nostro panorama teatrale e un autore-attore di grande spessore, che sa sorridere anche con gli occhi e che trasmette intorno a se’ tanta empatia e tanta semplicità da lasciare tutti affascinati. Abbiamo chiesto a Bernardino di raccontarci un po’ di se stesso e dello spettacolo in scena e lo ringraziamo per la sua indiscussa disponibilità.
Un modo speciale di fare teatro, che fa l’occhiolino al teatro napoletano ma che si affranca e si rinnova con volti giovani e tanta attualità. Ci racconti come nasce l’ispirazione, come nascono i personaggi e come sviluppi la trama.
“Penso che, una delle cose essenziali per alimentare l’ispirazione, sia la curiosità, lo spirito di osservazione nei confronti di tutto ciò che ci circonda e che con il tempo tendiamo a perdere. Cerco di pormi di fronte al mondo con lo sguardo di un bambino, pieno di quel sano spirito di ingenuità che li porta a guardare le stelle e domandarsi il perché siano li e soprattutto come fare per poterle toccare.”
Il teatro è una forma d’espressione e come tale può essere interpretata sempre in modo diverso. In uno scenario dove tutti si assomigliano, ci piace il tuo essere diverso, portare in scena i bei sentimenti. C’è una ricerca dietro che ci vuoi raccontare? O viene solo da cuore senza filtri?
“Penso che il teatro sia la forma di espressione più democratica di tutte, in quanto per sua connaturata natura è inclusiva. Riprendo una definizione di un noto storico del teatro Fabrizio Cruciani, che definiva il Teatro come il luogo dei possibili. Il teatro è un tempo ed uno spazio che si dona incondizionatamente e questo impone una grande responsabilità a chi vuole riempirlo. Io ci metto quello sento con la speranza di farlo con onestà e senza alcuna volontà didattica. Io sono credente e questo mi porta a pensare che esista una verità assoluta, ma diffido da chi ha una risposta per tutto; il teatro più che dare risposte deve sollecitare domande, scuotendo la sensibilità della gente troppo spesso impigrita da un egoismo latente ma dilagante, di cui io stesso purtroppo spesso sono vittima.”
Arrivando allo spettacolo in scena in questi giorni, Non rubateci i sogni, uno spettacolo attualissimo e coraggioso, che porta in scena una realtà che in molti vogliono tenere nascosta. E’ tutto frutto della tua fantasia o parli di fatti accaduti realmente?
“Come accennavo prima, è soprattutto frutto dell’osservazione, non ho episodi diretti che riguardano la mia persona, ma da napoletano e da amante delle mia terra ho voluto parlare di lei e a lei, come si fa alla donna che ami scrivendole una lettera d’amore. Sicuramente, alcuni spunti mi sono venuti osservando il lavoro di Don luigi Merola, parroco fondatore dell’associazione a VOCE d’è CREATURE. Il suo impegno nel recupero minorile nel quartiere Arenaccia nel cuore di Napoli, oltre a costituire una luce di speranza, rappresenta anche monito per tutti noi.”
Pino Daniele è protagonista con le sue canzoni e il suo amore per Napoli, per non parlare della citazione di Lucio Dalla, un omaggio ad autori recentemente scomparsi o c’è di più?
“L’universalità di autori come Pino Daniele piuttosto che Lucio Dalla fa si che le loro citazioni non siano semplici omaggi ma dei veri e propri inserti drammaturgici. La loro grandezza sta nel parlare a tutti, pur partendo da esperienze personali e particolari e questo è una dote che solo i grandi artisti posseggono.”
Le tue commedie sono sempre molto vicine a Napoli e alla sua realtà, segno che l’amore per la tua città è sempre al primo posto nei tuoi pensieri. Napoli è ricca di teatro e di passione ad ogni angolo, senza dubbio più di altre città, ma è proprio questo che ti spinge o è il desiderio di portare qualche cambiamento?
“Per motivi di lavoro, a circa vent’anni mi sono allontanato dalla mia città è questo mi ha fatto sentire un po’ traditore nei suoi confronti. Napoli mi ha donato il mio modo di essere, con le sue ombre e con le sue luci e nelle mie commedie in qualche modo voglio fargli sapere che non mi sono mai dimenticata di lei e che non l’ho mai tradita.”
Quindi protagonista Napoli, i napoletani o il loro posto nel mondo?
“Si, anche se attraverso loro c’è l’aspirazione di poter parlare di temi che possano riguardare tutti e in cui la maggior parte di noi si possa in qualche modo ritrovare.”
Il coraggio è il tema che emerge con forza nel corso della commedia, anche se Don Angelo inizialmente sembra esserne privo. Pensi sia davvero il solo ingrediente per cambiare la propria realtà?
“C’è una frase dello spettacolo che recita il coraggio passa dalla debolezza penso che una società che necessiti di eroi abbia comunque in parte fallito, a proposito di citazioni, Brecht nel suo Galileo dice che sfortunato è quel Paese che ha bisogno di eroi, ovviamente questo non significa sminuire e mancare di rispetto a quelli che sono veri e propri atti di sacrificio personale, di fronte ai quali non possiamo che inchinarci ma semplicemente che sarebbe auspicabile un mondo che necessiti solo di persone normali; che facessero quanto si erano impegnati a fare, in modo onesto, senza rifuggire dalle proprie responsabilità. Mancando di cittadini normalmente eroi, c’è il rischio che un paese ricerchi disperatamente un personaggio che li possa rappresentare con tutti i rischi che ciò comporta.
Io vedo tanto coraggio in tutti quei cittadini napoletani, che nonostante le quotidiane difficoltà nel proprio dignitoso silenzio, arrivano la sera senza essere scesi a compromessi… questi sono i miei eroi.”
Un cast giovanissimo e davvero bravo. Bello davvero. Come hai scelto giovani così espressivi e così pieni di entusiasmo?
“La risposta è in parte nella domanda pieni di entusiasmo; la bravura e la tecnica si possono e si devono acquisire con il lavoro e con il sacrificio, soprattutto perché in questo mestiere non si finisce mai di imparare, ma l’amore, la passione incondizionata che riversi in quello che fai, spesso fa la differenza . E non mi riferisco solo al cast artistico, ma, per certi versi, soprattutto al cast tecnico come il datore luci, il direttore di scena, il macchinista e a tutte le professionalità che girano intorno ad uno spettacolo e che fanno in modo che il sipario possa aprirsi. Se mi chiedessi qual è la scena che più ha funzionato della commedia, ti risponderei che sicuramente non è nessuna di quella scritta da me, ma è quella scritta dietro le quinte da tutti loro, prima, durante e dopo lo spettacolo. In questo senso mi fa piacere raccontare un aneddoto : in una replica al termine di una scena era previsto che entrassi in quinta a prendere un oggetto, ancora in scena mi rendo conto che l’oggetto non era dove si sarebbe dovuto trovare, forse altri si sarebbero sentiti soli sul palco in pasto al pubblico… bè io no!!! neanche il tempo di realizzare del contrattempo, che tutti gli attori dietro le quinte erano le membra di un corpo unico alla ricerca dell’oggetto… capii che non ero solo… perché tra le tante cose il teatro è anche questo: ascolto ed aiuto… ecco la scena che funziona meglio è proprio quella che rasenta la tragedia trasformandosi in commedia…
E questa magia si realizza grazie a questi magnifici compagni di viaggio, che desidero ringraziare e menzionare senza mettere intervalli quasi a volerne sottolineare la coesione del gruppo:
lucabuongiornobernardinodebernardismaurodemaiofrancescadimegliociroformisanomartinlobertocokyricciolinoangelaruggieroelenaverdemauriziomarchinicarlooterialessandrolevrero”
Non sarai tu a trascinarli con te nel mondo del teatro che stai ricercando?
“Penso che io rappresenti solo una circostanza, loro sono già stati trascinati e questo lo devono sicuramente a loro stessi e all’amore e al rispetto, che non hanno mai fatto mancare e che ci viene restituito con gli interessi a fine spettacolo dall’affetto che il pubblico ci dona ogni sera e di cui gliene saremo sempre grati.”
Grazie di cuore ad una persona speciale, un artista dotato di una grande carica emotiva ed un uomo capace di conservare l’entusiasmo di un bambino. Non lasciatevi sfuggire l’occasione di farvi travolgere da tanta passione, fino a domenica 14 maggio al Teatro De’ Servi.
Claudia Belli