Ippolito: la tragedia di Euripide alla Sala Uno
Sono azzurre e rosse le vesti che cingono i servi di Fedra, in un contrasto di stoffe che reclama ora passione ora razionalità. Essi ondeggiano, spinti dal dolore per la sofferenza che consuma la loro padrona. “Questo è il confronto fra due personaggi che rappresentano due principii che si incontrano e si scontrano” afferma Marco Blanchi, regista di “Ippolito di Euripide”. Lo spettacolo, in scena dal 31 gennaio presso il Teatro Sala Uno di Roma, pone l’accento sul contrasto tra modus vivendi differenti: quello della regina portata in scena da una meravigliosa Siddhartha Prestinari, trascinata dalla propria passione per il figliastro nonostante il suo legame con Teseo (Francesco Marzi), e quello di Ippolito messo in scena da un perfettoIvan Ristallo, fedele ai principii di castità e rispetto per il padre. Il giovane, dedito al culto della dea Artemide (Valeria Longo), suscita le ire di Afrodite (Rebecca Valenti) che lo rende oggetto di desiderio di Fedra. La Hybris del giovane in questo caso è vista come tracotanza per il non volersi piegare alle regole della natura, ignorando le donne e l’amore.
Saranno le parole di Marika Murri, brava nella parte dell’ancella reale, ad innescare il terribile vortice di morte e dolore: la donna, nel tentativo di aiutare la padrona, rivelerà l’insana passione all’amato che, nonostante il giuramento di mantenere il segreto, cadrà preda della rabbia. Tale reazione, vissuta come un netto rifiuto da Fedra, porterà questa ad uccidersi lasciando accanto a sé un biglietto infamante nei confronti dell’uomo.
L’esilio, questo l’unico rimedio contro il misfatto: così Teseo, sconvolto e addolorato per la morte della sua donna e il tradimento del figlio, decide di reagire alla vicenda.
Quando Artemide rivelerà al re di Atene l’innocenza di Ippolito, questi starà per spirare, assalito da un mostro venuto dal mare. Il terribile epilogo rotola giù dalla bocca di un messaggero (Fulvio Barigelli) pesante come un macigno tra i servi presenti (Rossella Giammarinaro, Giulia Oliva, Giacomo Mattia, Tiziano Ferracci) e Teseo. Il perdono di Ippolito, in punto di morte, porrà il triste epilogo ad una vicenda della quale gli umani sono stati semplici spettatori.
Quello portato in scena dall’associazione La Fonte di Castalia è una delle tragedie greche più intense e la regia di Blanchi regala emozioni forti al pubblico in sala dirigendo magistralmente gli attori. Un grande contributo è dato dalle coreografie che regalano movimento allo spettacolo, momenti di teatro danza che ben si amalgama con tutto il lavoro teatrale in scena fino al 5 febbraio al Teatro Sala Uno di Roma.
Ilaria Della Croce