La bisbetica domata@Teatro Quirino – Roma

Grande successo di pubblico e numerose repliche per La bisbetica domata, andato in scena al teatro Quirino fino al 18 Dicembre. La vicenda di Shakespeare è stata riadattata dal regista Armando Puglieseche la proietta in una Padova non troppo distante dai giorni nostri. La commedia vera e propria è preceduta da un prologo incentrato sulla vicenda di Sly, il quale si ritrova ubriaco davanti a un’osteria e viene raccolto da un gruppo di gentiluomini che, per loro diletto, lo prendono e lo conducono al loro castello; là, risvegliandosi ben vestito, egli crederà di essere un aristocratico e assisterà ad una commedia che un gruppo di attori girovaghi inscenerà per lui. La trama, nota ai più, narra del tentativo del mercante Battista Minola di sistemare le sue due figlie con un buon matrimonio; la secondogenita, graziosa e dai modi gentili, aveva molti pretendenti ma non poteva accettare la corte di nessuno se prima non si fosse sposata la sorella maggiore, Caterina, anche lei bella ma con un gran caratteraccio che intimidiva e faceva scappare a gambe levate qualsiasi uomo le si parasse innanzi. Un bel giorno arriva lo spavaldo Petruccio, che, ancor prima di averla vista, venuto a conoscenza dell’immensa dote di cui dispone la ragazza, decide con determinazione di sposarla non facendosi intimorire dal suo carattere e sicuro di riuscirla a piegare alle sue volontà. Così, nonostante le riluttanze di lei, Petruccio, la fa sua sposa e la porta con sé a Verona dove provvederà ad impartirle una particolare “educazione”che, come vedremo nel finale, produrrà i suoi frutti. Come in altre commedie di Shakespeare e fedele ai dettami della commedia nuova di Menandro, la vicenda è densa di intrighi, scambi di identità e travestimenti, allusioni al sesso e tutta una serie di espedienti volti a divertire il pubblico. I personaggi, psicologicamente strutturati, riflettono i clichè della società elisabettiana dove la dote è una prerogativa fondamentale alla riuscita di un buon matrimonio, dove conta più l’apparenza che la sostanza e ce lo dimostra l’apparente docilità di Bianca che alla fine mostrerà la sua vera natura dimostrandosi vanitosa e pretenziosa. I veri protagonisti sono Caterina e Petruccio: la prima è una donna di principio che non vuol piegarsi alle convenzioni imposte dalla società, il secondo è un uomo caparbio che, con i suoi modi brutali e scherzosi, riuscirà infine a domare la bisbetica Caterina facendo di lei una moglie perfetta e completamente devota al marito. Come già anticipato la vicenda non si svolge in un ambiente rinascimentale (ad eccezione del prologo e dell’epilogo) ma in una Padova abbastanza contemporanea, lo si desume da un’immagine proiettata sullo sfondo che connota storicamente la città e dalla scelta dei costumi che ricordano lo stravagante mondo gipsy, percepito ancor più grazie alle musiche di Goran Bregovic che scaturiscono appunto da temi zigani e slavi meridionali fuse con il tango e le bande di ottoni. Seppur con qualche accorgimento, il regista rimane molto fedele al copione originale, eccellenti tutti gli attori tra i quali, ovviamente, spiccano Vanessa Gravina nelle vesti di Caterina ed Edoardo Siravo in Petruccio. Questa commedia è tra le più note e le più rappresentate di Shakespeare ed è ormai entrata a a far parte del nostro immaginario collettivo, tanto che alcuni suoi caratteri ed episodi sono stati ampiamente presi in prestito dal cinema: solo per fare degli esempi, la vicenda di Sly è molto simile a quella del carbonaio Gasperino nel Marchese del grillo e l’ammaestramento di Caterina è anticipatore di quello che avrà Mariangela Melato in Travolti da un insolito destino.

Veronica Lombardi