La dolce ala della giovinezza @Teatro Quirino – Roma

Una donna, bella ma non più giovane, si sveglia intontita in una camera d’albergo dalle tonalità cremisi, come il crepuscolo; nel letto giace qualcuno, mentre ella vaga per la stanza cercando di riprendersi da una forte sbornia.

Il nome dell’uomo addormentato è Chance Wayne e l’albergo si trova nella sua città natale, nella quale è tornato assieme ad un’accompagnatrice molto nota: la donna che si muoveva stordita altri non è che Alexandra del Lago, una diva hollywoodiana in declino in fuga da una disastrosa rentrée al cinema e dalla propria sfiorita bellezza, che ha preso con sé il bel ragazzo come amante a pagamento.

Chance, le cui velleità attoriali sono state infrante da un mancato successo, ha portato l’amante in tal luogo per riscattarsi agli occhi dei suoi provinciali concittadini e per riprendersi Heavenly, suo perduto primo amore in procinto di sposarsi con un uomo facoltoso.

Nella cittadina, l’atmosfera è piuttosto tesa a causa della feroce evirazione di un afroamericano- siamo alla fine degli anni ’50-, azione sostenuta dal padre di Heavenly, il politico Boss Finley vero e proprio signorotto locale che detesta Chance e ha sempre rifiutato la relazione tra la figlia ed il giovane- nel testo originario di Tennessee Williams, per un motivo piuttosto grave, omesso in quest’adattamento di Pier Luigi Pizzi-.

Quando entrambi si sono destati, avviene un confronto duro e spietato sulle reciproche motivazioni del loro rapporto e sulle angosce che li assediano: Alexandra è in preda ad abusi d’alcool e sostanze varie, quasi annientata dal flop del suo rientro sulle scene; Chance, che si barcamena tra lavoretti umili e lo sfruttamento della propria prestanza fisica, si sente un fallito e desidera disperatamente un’opportunità per mutare il proprio destino.

Li accomuna la consapevolezza che la loro giovinezza è alle spalle e che ciò rappresenta un’immane disgrazia per entrambi, per cui tentano di sfruttarsi vicendevolmente senza alcuna pietà o empatia per l’altro.

Al termine dello spettacolo, soltanto uno di loro avrà quello che brama e anche molto di più di quanto s’aspettasse, rendendo maggiormente feroce l’epilogo dell’altro protagonista.

La dolce ala della giovinezza rimarca alcuni temi cari a Tennessee Williams, quali la malinconia ed il rimpianto verso il trascorrere del tempo e la caducità della bellezza e della fanciullezza, la nevrosi scaturita dal fallimento e la messa in scena di vite spezzate.

Alexandra e Chance sono due sconfitti, devastati interiormente da scelte sbagliate ed il ricordo di quella che ritengono la migliore versione del loro sé; tuttavia, se la donna pare rassegnata alla fine della propria carriera, sommergendo la propria frustrazione in una costante ebbrezza, il suo giovane mantenuto rifiuta d’accettare la propria sconfitta esistenziale e cerca di riottenere l’amore della sua Heavenly.

Pier Luigi Pizzi ha curato la regia e le scene dello spettacolo, ideando un’ambientazione funzionale ed accattivante in cui i toni crepuscolari accentuano il tramonto interiore dei personaggi e la cui spazialità dilatata esacerba l’alienazione ed il senso di smarrimento dei protagonisti.

La composizione della scena di Pizzi è superba; ipnotizza lo spettatore e riempie visivamente alcuni dei tempi morti della messa in scena.

Elena Sofia Ricci, Alexandra. è un’attrice talentuosa ed appassionata ma talvolta la sua straordinaria mobilità facciale e la fortissima vitalità dei suoi sguardi non corrispondono ad un uso forzato del proprio corpo, che si dimena con estrema enfasi quasi a voler riempire lo spazio teatrale.

Nella parte finale, la sua interpretazione spicca maggiormente con una performance superiore alla prima parte.

Ovviamente, si parla di una grande interprete  che regala sempre un’ottima resa recitativa e che si confronta con un personaggio dalle molteplici sfumature, con convinzione e pathos.

Gabriele Anagni, per contrasto, interpreta in maniera molto misurata Chance- in alcuni punti forse manca di pathos- con un’ottima prova fisica ed alcune rigidità da impostazione accademica sulla voce. Palese il feeling attoriale con Elena Sofia Ricci, che dona allo spettatore un’interessante interazione nelle scene di coppia.

Molto intensa Valentina Martone, Heavenly, la quale sfrutta la propria esile fisicità per dar corpo e voce ad un personaggio distrutto dalle azioni dell’amato. Altrettanto brava, Chiara Degani nel ruolo di una smorfiosa e civettuola ragazza.

In scena presso il Teatro Quirino sino al 12 febbraio.

Roberto Cesano