La Fortuna si diverte @ Teatro Prati – Roma

 

Si Ringrazia Pietro Nissi per la foto.
Si Ringrazia Pietro Nissi per la foto.

Al Teatro Prati va in scena La Fortuna si diverte, scritto da Athos Setti e poi riadattato in romanesco, diretto e  interpretato da Fabio Gravina.Gennaro Di Napoli sogna di essere in paradiso e di incontrare Dante Alighieri, il quale lo mette al corrente di uno strano presagio. Al suo risveglio spende i risparmi della famiglia, già in pessime condizioni economiche, per giocare 50 lire al lotto 8-13-52-90 sulla ruota di Firenze e incredibilmente vince 3 milioni di lire. Nonostante la rabbia iniziale della moglie per i soldi buttati e lo sgomento della figlia e del suocero, tutti festeggiano la nuova incredibile fortuna della famiglia Di Napoli, ma un oscuro presagio incombe su Gennaro; a detta di Dante quegli stessi numeri saranno la sua data di morte, che avverrà da lì a un anno circa. Qui avviene il cambiamento di stile di vita: ora la famiglia vive in una splendida casa, la figlia triste comincia a sorridere fidanzandosi con un ragazzo americano non troppo sveglio,  la cinica moglie Isola s’inserisce nella stereotipata borghesia e il cognato diventa imprenditore. L’unico problema rimane Gennaro, che è sempre più scosso dall’imminente morte e giorno dopo giorno comincia ad ammalarsi psicologicamente solo al pensiero di spegnersi, forse anche nel dolore; ora che sono ricchi, i suoi parenti ovviamente non sembrano per niente toccati dal suo dramma e lui arriva al punto di maledirli sperando di scambiare la sua morte con la loro. All’avvento del giorno e ora prestabiliti, la famiglia si riunisce in un ipocrita lutto anticipato, ma per un errore d’orario, Gennaro, psicologicamente provato, pensa di essere morto fino a che l’arrivo del medico non scongiura l’evento, per poi scoprire che l’orario della morte non era ancora giunto, in quanto mancavano ancora 10 minuti.

Lo spettacolo è volutamente comico e soprattutto cinico; mette in risalto dapprima le misere condizioni della classe povera, poi il viscido comportamento degli “arricchiti” all’improvviso, i quali si appropriano di una mentalità borghese non propria risultando la parodia di se stessi, ovvero dei fessi con gioielli sui vestiti, non curanti delle cose importanti, anche a costo della vita del padre di famiglia, vero artefice della loro fortuna. Il tono è sempre comico-polemico per rappresentare il dualismo di visione tra chi ha soldi e salute e chi non ha salute e quindi non è interessato ai soldi, un misto dialettale di napoletano e italiano che non stona per niente. Principalmente è diviso in tre atti scanditi dalle musiche rocambolesche classiche delle commedie, e due scene a cura di Francesco De Summa: la prima in una casa povera, con qualche panca di legno usurata su cui spicca un busto di Dante, pareti vecchie tinteggiate di blu con un tavolo e qualche sedia, mentre la seconda opulenta e pienamente borghese con mobili pregiati a vetro, divani costosi e credenze alla moda, tutti contornati da vistose pareti tempestate di quadri d’autore. Studio e utilizzo delle luci sono ridotti all’osso perché il cambio delle scene avviene con la chiusura del sipario e la focalizzazione non è mai sui personaggi ma sempre a livello di palco, quindi si mette in risalto la situazione e non il singolo. Storia totalmente diversa per i costumi a cura di Paola Riolo, che devono necessariamente variare: spaziano da semplici vestiti, grembiuli da casa e attempati vestiti gessati anni 50 quando regna la povertà, fino a completi rifiniti di qualità, eccentriche collane di perle, completi di vestiti eleganti e pregiati quando è avvenuta la svolta economica. La recitazione del cast scorre fluida, si rimane focalizzati sui dialoghi quindi non v’è un continuo movimento e sensazione di dinamicità, qualche sparuto inceppo nell’esposizione per Isola, Mara Liuzzi e lo stesso Gravina, buon possesso del palco e mimica ben studiata, non che ci sorprenda data la loro lunga esperienza.

Complessivamente la commedia è divertente e molto leggera nonostante il cinismo e lo scontro visivo tra la miseria e la nobiltà, non riesce ad avere un gusto amaro di sottofondo rimanendo principalmente sul lato comico e il finale è alquanto dubbio, quasi un “non-finale”. In cambio la riduzione dello stesso da parte di Gravina dà una giusta durata per poterne godere in pieno i contenuti senza annoiarsi mai. Il pubblico accorre numeroso e sembra molto divertito, tanto da dedicare una lunga serie di applausi sentiti.

Fino al 23 febbraio 2014.

Marco Lelli