C’è un anziano uomo su un’isola sperduta: ha un melanconico portamento regale, una splendida figlia, una creatura deforme e uno spirito dell’aria come servi.
Il suo nome è Prospero decaduto principe di Milano, vittima della congiura dell’ambizioso fratello e del re di Napoli, che gli hanno strappato il trono e lo hanno mandato a morire in mare assieme alla figlioletta Miranda. Sono trascorsi 12 anni e l’esiliato nobile è sopravvissuto a un fato crudele grazie alle arti magiche, a cui aveva iniziato a interessarsi molto tempo prima della propria destituzione, e vive in una grotta assieme, all’ormai in età da marito, Miranda.
Per amore della figlia e per desiderio di rivalsa, Prospero ordisce un elaborato piano, con il fondamentale supporto del mistico spiritello Ariel, facendo naufragare la nave del sovrano napoletano sulla propria isola e organizzando l’incontro e il relativo innamoramento tra il primogenito del re, Ferdinando, e Miranda. Nel frattempo tormenta il monarca che s’accompagna a suo fratello, il traditore- principe di Milano al posto suo-, e al nobile Gonzalo, l’uomo che permise a Prospero di arrivare all’isola salvandogli la vita.
L’intento finale di Prospero è quello di riprendersi ciò che gli fu tolto, ma soprattutto garantire alla propria progenie un futuro luminoso; il mago è al crepuscolo della propria esistenza e tale consapevolezza lo accompagna per tutta l’opera, assieme alla malinconia che pervade anche il lieto fine conclusivo.
Per molti La tempesta rappresenta il testamento artistico del Bardo, com’è soprannominato William Shakespeare, una sorta d’amara riflessione sulla caducità della vita umana e dell’inutilità delle ambizioni di potere e della cupidigia, inutili esorcismi contro la paura della morte.
Prospero è, al contempo, sovrano e mago, dominatore del mondo materiale e di quello esoterico, ma né la sapienza della magia né il potere temporale perduto lo salveranno dal declino tipico della razza umana; così egli escogita una trama ardita e surreale per riprendersi il trono e maritare la figlia col migliore tra i partiti, nella lucida convinzione che Milano rappresenterà il termine del suo viaggio terreno.
La bellezza intramontabile del testo shakespeariano sta nella messa in scena di questo lungo addio alla vita da parte di Prospero e nella creazione di Calibano e Ariel, due figure ormai archetipiche dell’immaginario collettivo; il primo incarna lla natura più abietta e primitiva dell’uomo, mentre il secondo il mistero e l’esoterico presenti nel mondo.
L’adattamento diretto da Daniele Salvo punta sulla presenza scenica immensa di Ugo Pagliai nel ruolo del protagonista- Prospero, nel gioco di specchi tra artificio narrativo e drammaturgo e realtà tipico di Shakespeare, è anche un’evidente metafora della carriera dell’Attore di fronte alla vecchiaia- la cui bravura ipnotizza gli spettatori e reca un’illusione tangibile di misticismo e suggestioni; sul fascino delle scenografie di Alessandro Chiti, tra drappi e teli, reti e botole ed un modellino di galeone, con cui l’elementare Ariel, eterno bambino capriccioso e potente, gioca all’inizio dello spettacolo.
Le scene di Chiti decorano le belle coreografie di Micha Van Hoecke, che arricchiscono lo spettacolo di riusciti momenti di teatro danza dove domina la scena Melania Giglio/Ariel assieme al gruppo di spiriti che l’accompagnano.
Molto belli i costumi di Gianluca Spicca, la cui fattura caratterizza visivamente le differenze, anche sociali ,tra i vari personaggi sapientemente.
L’aspetto visivo della messa in scena detiene il ruolo preponderante nella riduzione di Salvo, che in precedenti edizioni si fregiò della presenza di Albertazzi nel ruolo di Prospero come oggi dell’altrettanto talentuoso Pagliai, e proprio per tale motivo risulta straniante l’umorismo goliardico dei siparietti di Trinculo, Stefano e Calibano, che divertono il pubblico ma che stridono col resto dello spettacolo.
Nel complesso, uno spettacolo denso di suggestione e appeal con un mattatore d’eccellenza.
In scena presso il Silvano Toti Globe Theatre fino al 7 ottobre.
Roberto Cesano