Alessandro Serra ama Shakespeare e ne ha colto la straordinaria contemporaneità; dopo il successo di Macbethu, che gli è valso il premio teatrale più prestigioso in Italia ovvero il premio Ubu, il regista porta in scena un nuovo adattamento de La Tempesta.
La sinossi del capolavoro di Shakespeare è alquanto nota ai più: Prospero, spodestato duca di Milano e mago, orchestra il naufragio del re di Napoli sull’isola, su cui è stato esiliato a causa del complotto ordito da suo fratello e dallo stesso sovrano partenopeo, per far convolare a nozze il figlio del regnante con l’incantevole Miranda, sua progenie esiliata con lui in tenera età. A Prospero sono legati Ariel, spirito dell’aria che aiuterà il suo padrone ad orchestrare la sua elaborata rivalsa, ed il selvaggio Calibano, un essere primitivo dalle volgari e violente pulsioni. Al termine dell’opera, Prospero tornerà a Milano rinunciando alla magia e preparandosi alla propria morte per vecchiaia.
La peculiarità dell’adattamento di Serra, che ne ha curato personale anche la traduzione, risiede nell’esser fedele al testo originale e visivamente innovativo al contempo, in una riuscita combinazione d’impronta personale e riguardo verso l’arte del Bardo.
Il teatro del regista, come spesso accade laddove v’è sperimentazione, si presenta come un’esperienza sensoriale estremamente avvolgente: suoni, scelte estetiche, luci si caratterizzano come una vera e propria giostra per lo spettatore, sul cui coinvolgimento Serra punta con vigore evidente
Alla pregevolezza del contributo di Serra, regia, luci, scene suoni e costumi sono suoi- con la collaborazione di Stefano Bardelli, luci, Alessandro Saviozzi, suoni, e Francesca Novato per i costumi- si aggiunge l’eccelso lavoro sul corpo dell’intero cast attoriale.
La Tempesta si manifesta come una rappresentazione estremamente fisica nella versione del demiurgo Serra: i suoi attori sono capaci burattini, maschere ancestrali, al servizio del regista, il quale in un gioco metatestuale è Prospero.
Come il nobile decaduto, protagonista dell’opera shakespierana, dirige e manipola i personaggi che lo attorniano così il talentuoso regista è deus ex machina e burattinaio degli interpreti, tutti molto bravi e capaci di una perfomance suggestiva.
In particolare, un plauso a Chiara Michelini, il cui Ariel è etereo e comico, buffo e quasi impacciato; la Michelini colora il celebre folletto d’un’umanità vibrante e lieve grazie ad un uso del corpo e della voce divertenti senza esser mai sopra le righe.
La bellezza di questa rappresentazione conquista e lascia un senso di diffuso piacere nel pubblico al suo termine e dimostra, ancora una volta, il ruolo interessante che Alessandro Serra sta conquistando nella scena teatrale italiana.
In scena presso il Teatro Argentina sino al 15 maggio.
Roberto Cesano