La vita davanti a sè @ Teatro Quirino – Roma

Belleville, noto quartiere multietnico e popolare parigino, ha ispirato letteratura e cinema col suo fascino caotico e il crocevia di culture, religioni ed etnie e Romain Gary, nel 1975, pubblicò il romanzo ambientato nella nota zona, da cui Silvio Orlando ha tratto l’omonimo spettacolo che dirige ed interpreta con l’ausilio dell’Ensemble dell’Orchestra  Terra Madre.

Mohamed, detto Momò, è un orfano cresciuto nel rifugio di Madame Rosa; un’anziano donnone d’origine ebrea che da prostituta è passata ad occuparsi dei figli delle ex colleghe, in cambio d’una pensione mensile.

L’appartamento al sesto piano, senza scale, di Madame Rosa è un crogiolo di razze e colori e Momò cresce senza una madre e con una soverchiante fame di tenerezza, in un mondo folle e poetico suo malgrado,

Silvio Orlando interpreta Momò, protagonista de La vita davanti a sé in un lungo ed appassionante monologo, accompagnato dai musicisti Simone Campa- chitarra, batterie, percussioni-, Maurizio Pala -fisarmonica-, Kaw Sissoko-djembe e kora- e Marco Ardito- sax-.

La bellezza del testo di Gary sta nella metafora, dolente e lieve al contempo, di Belleville e l’appartamento di Madame Rosa del nostro mondo: un luogo colmo di diversità in precario equilibrio e contrasto e nella bellezza che scaturisce da ciò.

Momò e la sua affidataria svilupperanno un legame viscerale ed affettuoso, nonostante la demenza incomba sulla donna, a suo modo dura e segnata da una storia personale complessa; una relazione di reciproca difesa sullo sfondo di un posto popolato da personaggi d’ogni tipo,

Il motore di questo pianeta folle e variegato sta per lo scrittore nell’Amore, inteso come capacità di prendersi cura gli uni degli altri, nonostante differenze ed incomprensioni.

Silvio Orlando giganteggia in scena; l’intero spettacolo si fonda sulle sue doti di memoria- recitare un monologo così lungo, senza neppure uno strafalcione, è un atto alquanto ragguardevole, e sulla riconoscita capacità interpretativa.

L’attore infonde a Momò linfa vitale in un miscuglio di sagace ironia e finto distacco dal dolore e le sofferenze incontrate, lieve come una piuma e con movimenti che ricordano Totò e la blockbuster comedy.

Attraverso una storia divertente, induce lo spettatore ad interrogarsi sul presente e sul senso più intimo della società contemporanea: la convivenza di una collettività con istanze, idee, religioni e culture diverse e sul punto d’incontro che sono i vincoli affettivi che si sviluppano tra gli individui.

Ed Orlando fa ciò attraverso una prova attoriale riuscita ed emozionante, grazie anche al supporto dell’ensemble e di siparietti musicali divertenti ed assolutamente contestuali al monologo.

In scena fino al 30 ottobre presso il Teatro Quirino.

Roberto Cesano