La Compagnia Teatrale La Bottega delle Maschere, diretta da Marcello Amici, ha voluto anche quest’anno regalare all’Estate Romana la Pirandelliana, una delle rassegne teatrali più importanti e suggestive, ospitata di nuovo nella splendida cornice del Giardino della Basilico di Sant’Alessio, uno degli spazi più intensi e magici dell’Aventino, che si affaccia come un solenne balcone sulla Città Eterna. Un luogo romantico e silenzioso, antico e austero ma profondamente elegante.
Arrivata alla XX Edizione, la rassegna nel 2016 affronta il problema della solitudine esistenziale che opprime e condiziona e conserva la tradizione di mettere in scena due spettacoli diversi a serate alterne, riportando sul palco alcuni tra gli scritti più belli del grande Luigi Pirandello. Quest’anno saranno in scena il martedì, il giovedì e il sabato Enrico IV mentre il mercoledì, il venerdì e la domenica L’altro figlio e La giara.
In questo secondo caso, L’altro figlio è rappresentato nella prima parte dello spettacolo e racconta la storia di Maria Grazia, una donna anziana e ridotta in miseria, abbandonata dai due figli partiti alla ricerca di fortuna. Ogni volta che qualche emigrante parte, la povera donna chiede di consegnare una lettera ai suoi figli e nel frattempo viene derisa: non c’è pietà per la sua disperazione, che viene scambiata per follia perché in realtà in paese vive un terzo figlio che la donna rinnega, dimostrando un carattere forte e risoluto che poco si addice al suo quotidiano. Questo ragazzo vorrebbe prendersi cura di lei ma non conosce i motivi per cui gli venga negato l’amore di sua madre. La vicenda nasconde un crudele realtà, perché l’altro figlio è il frutto dello stupro subito da Maria Grazia da un brigante che militava nella banda che le ha ucciso il marito. C’è consapevolezza nel bellissimo monologo di Maria Grazia: si rende conto che suo figlio meriterebbe il suo amore, che non ha colpa di quanto suo padre le ha fatto, ma la povera donna ritrova in quel ragazzo troppe somiglianze, nell’aspetto e nella voce, e non riesce a non ricordare e a provare odio. Una scena scarna che per la prima parte si anima di donne che parlottano tra loro, emigranti che salutano chi resta, tutto prepara alla storia che Maria Grazia ha da raccontare, con una intensità che mette i brividi e una efficacia indiscutibile.
Completamente diversa è la seconda parte dello spettacolo, in cui la compagnia porta in scena La Giara. La brillante storia di Don Lolò, che ha appena acquistato una giara bella capiente di cui è profondamente fiero. Un giorno la giara viene trovata spaccata e, tra la sua disperazione e lo scherno dei suoi lavoranti, Don Lolò chiama Zi Dima, un mastro diventato famoso per aver scoperto un mastice miracoloso, ma lo costringe ad utilizzare anche punti di ferro oltre al suo mastice. Durante la riparazione, Zi Dima ha occasione di aiutare due giovani a promettersi amore e a superare le loro incomprensioni, dimostrando di essere un uomo saggio e ben disposto verso il mondo, malgrado l’apparente atteggiamento di chiusura. Nel riparare la giara, Zi Dima vi rimane intrappolato a causa della sua gobba, di cui non aveva calcolato l’ingombro, tanto che l’unico modo per uscirne è rompere la giara. L’avvocato interpellato per aiutare a risolvere la questione sentenzia che se Don Lolò decidesse di rompere la giara, Zi Dima dovrebbe pagare il valore della stessa a Don Lolò. Zi Dima rifiuta e dall’interno della giara organizza una festa con balli e canti, tanto chiassosa e allegra da far infuriare Don Lolò, che finisce per rompere la giara lui stesso per errore. Zi Dima riconquista la libertà senza dover pagare e viene portato in trionfo. La commedia mette a confronto due ceti sociali, due uomini molto diversi ma entrambi molto soli. La giara è un oggetto simbolo che li costringe a confrontarsi, una metafora ad indicare che per affrancarsi nella vita occorre astuzia e intelligenza.
Uno spettacolo ricco di emozioni, come ci ha abituato la Compagnia che ne è protagonista, arricchito da uno scenario meraviglioso e da una interpretazione molto ben articolata e armonica.
In scena fino al 7 agosto.
Claudia Belli