Le Baccanti @ Teatro Trastevere – Roma

Il Teatro Trastevere porta in scena Le Baccanti di Euripide con regia Erika Manni. 

Dioniso/Bacco, dio del vino e del piacere fisico, nasce dall’unione tra Zeus e Semele, donna mortale, ma le sorelle della donna e il nipote Penteo, re di Tebe, per invidia, spargono la voce che Dioniso in realtà non ha origini divine, ma è semplicemente frutto di di una relazione occasionale tra Semele e un uomo mortale. Idi conseguenza il dio discende su Tebe per convincere gli uomini delle sue vere origini e al tempo stesso per punirli. Per prima cosa rende folli tutte le donne tebane, che fuggono su un monte per celebrare i riti di Bacco stesso, diventando quindi Baccanti. Cadmo, il nonno di Penteo, e l’indovino Tiresia tentano invano di far riconoscere la divinità di Dioniso a Penteo, ma quest’ultimo decide comunque di farlo arrestare; ovviamente Dioniso riesce a liberarsi facilmente. Nel frattempo le baccanti scendono in città e cominciano a razziare le case e sequestrare bambini; Dioniso invece riesce a convincere Penteo a mascherarsi da donna per poter spiare di nascosto le Baccanti, ma, una volta arrivati sul monte, il dio le aizza ad uccidere il re. La prima a sbranarlo sarà proprio la sua stessa madre. Di ritorno a Tebe, ella, ancora ebbra, sfoggia un bastone su cui è infilzata la testa del proprio figlio davanti all’incredulo padre Cadmo, il quale la fa rinsavire ed ella inorridisce davanti all’accaduto. A quel punto riappare Dioniso ex machina, che rivendica la sua natura divina, e condanna padre e figlia all’esilio in terre lontane. 

Questa rappresentazione di una delle più famose tragedie greche è davvero ben fatta. L’idea di fondo del Teatro è resa alla perfezione, ovvero un insieme di immagini e scorci caravaggeschi che emergono dall’oscurità, mentre musiche ondeggiati e altalenanti danno il senso di perenne ubriachezza, quella che poi sfocerà in passioni orgiastiche e completo abbandono psico-fisico. 

Gli attori sono preparatissimi e spigliati, tanto da ricordare a memoria lunghi dialoghi in diverse lingue, sicuri nell’esposizione e perfettamente malleabili a seconda dei loro stati di sobrietà, ira, ebbrezza.

Appaiono quindi degli elementi nuovi che si integrano con i vecchi usi e costumi della tragedia, brevi passi da danza semi-hip hop, monologhi in greco, scontri dialettici in dialetto pugliese per far meglio capire l’origine straniera dei forestieri e rimandi alle fiaba di cappuccetto rosso.

L’atmosfera è davvero dark, stanza buia con qualche luce colorata che si cala sul personaggio di turno, per accentuare l’efferatezza delle donne ebbre, e la crudità delle figure maschili, il tutto accompagnato da musica remixata, creando melodie ancora più tetre, a volte stridenti come da ambientazione horror.

La scenografia composta da grandi strutture nello sfondo, ricorda l’intreccio delle viti, chiaro richiamo ai riti dionisiaci. I costumi sono insoliti, in quanto le presenze maschili sono tutte vestite sobrie, in giacca e cravatta, a rappresentare l’eleganza delle persone coinvolte, del resto parliamo di un Dio e presenze reali, mentre le baccanti sono sempre vestite in lingerie strappate e succinte, ad indicare le passioni e la loro schiavitù ai riti, accentuate ancor più da trucchi pesanti e macchie di rossetto nel volto e sui vestiti.

Tutto rende la tragedia davvero suggestiva e richiama perfettamente l’orrore nella libido del Dio dell’ebbrezza e del piacere. Una piacevole sorpresa in un piccolo teatro trasteverino.

Marco Lelli