Look Up, America! @ Teatro dell’ Orologio – Roma

Non perdetevi l’occasione di assistere allo spettacolo Look up, America! intelligente e mai scontato monologo di Marco Melloni, con la co-regia di Ugo Dighero, che è anche il formidabile esecutore della pièce, destinata secondo il parere di vari spettatori a diventare con il tempo, un classico moderno del teatro Italiano. Forse la previsione è un po’ azzardata , ma lo spettacolo, di genere comico-pensato, termine che non esiste ma rende l’idea, merita pubblico.

Look up, America! è il famoso slogan della Company che negli anni ‘70 spronava la gente a puntare più in alto, ad alzare le proprie aspettative di vita, a conquistare il sogno americano impugnando una ghiacciata Coca cola. Lo slogan della multinazionale è stato inventato proprio dal protagonista interpretato da Ugo Dighero, che, in occasione del 37° discorso del Presidente degli Stati Uniti, nel quale Riccardino (Richard Nixon) si sarebbe dimesso, avrebbe realizzato il famoso spot, per fare alzare la testa ai suoi compatrioti, che si sarebbero riscattati della vergogna subita sorseggiando la fantastica, miracolosa bibita gassata. Questo è l’inizio della fine per il nostro manager in carriera, che ha raggiunto i piani più alti dell’apparato economico mondiale,e chela mattina dopo una nottata insonne, si trova al centro di Manhattan . Sono le 6 e 45, sta per entrare in una delle Twin Towers dove si trova il suo ufficio, quando sente urlare: “Look Up! Look Up!” . In quel momento pensa al suo slogan, poi alza lo sguardo e vede una croce, mette a fuoco e vede la sagoma di un uomo, un pazzo, spericolato, geniale, Uomo che in equilibrio su un cavo d’acciaio teso tra le due torri, senza nessuna protezione, cammina tranquillo avanti e indietro, come se fosse un divertente gioco da Luna Park, solo che il tutto si svolge nelle correnti d’aria a 415 metri d’altezza.

È qui che il nostro Manager, in equilibrio per tutta la vita sul filo della globalizzazione, cade. Lascia tutto, rinuncia ai soldi, al successo, agli sprechi e agli affetti, diventa un uomo da marciapiede, un barbone che nella moltitudine della città ha come unico amico un manichino con la faccia da pallone di basket, Mr. Smith, che è la trasposizione di quello che è stato, un fantoccio sgobbone senza carattere che era tutto ed era niente. Fa questa scelta perché ha capito, finalmente gli è tutto chiaro, grazie a quel piccolo uomo francese con la faccia da idiota (Philippe Petit, come dice nel monologo), ha capito che si vuole troppo per non essere nessuno, mentre un giocoliere francese che non avrà mai la popolarità che merita a causa dell’importanza mediatica del 37° discorso del presidente, senza nessun riconoscimento da parte dell’opinione pubblica è pieno del suo gesto, non per l’eccezionale impresa ma per il senso che essa ha. Ed ora il barbone visionario, si accontenta di poco e nei suoi giornalieri discorsi con Mr. Smith parla della sua vita cercando, a metà tra il consapevole e l’inconsapevole, di avvertire le galline del pollaio di cui tutti facciamo parte, che il filo sul quale siamo in equilibrio si sta spezzando, e siamo destinati tutti ad una rovinosa caduta.

Ben architettato nello spazio e nella recitazione. È ottima la proporzione tra il movimento e l’interpretazione mai esasperata, così come nella scrittura sono ben collegati i passaggi, si nota che l’attore e il drammaturgo hanno curato la regia, e non disturba. Infatti il tutto sembra naturale sul palco c’è un attore a suo agio, abile con le parole, e con l’evoluzione dei gesti precisi mai improvvisati, puliti anche se articolati, un monologo pieno di sfumature che realizza il compito che si prefissa, costringere il pubblico a pensare.

La scenografia rende bene l’ambientazione, cartoni, secchi dell’ immondizia, spazzolini del water come fiori, e tanti giornali, ben fatto anche il manichino, ottima la scelta dell’azzurro come colore base della scenografia che ben rende il metallo dei palazzoni di Manhattan.

Poco interessante, invece, tranne in qualche punto, la proiezione video, fatta su due teli sui quali all’ inizio sono proiettate le torri gemelle in una prospettiva esprime bene la loro imponenza, ma oltre a questo si aggiunge niente al già sincero e giusto senso dello spettacolo.
Ugo Dighero lo ricordiamo tutti come spalla di Crozza o come attore di fiction: Un medico in famiglia, R.I.S. e via dicendo; ma le persone che assistono al Teatro dell’ Orologio in via de’ Filippini al suo monologo, si ricorderanno di un altro Dighero, sicuramente più impegnato, più pensatore, uno che ha stile, quando interpreta in Look Up, America! il barbone della futura Ground Zero, che sguazza nelle ceneri del rogo di denaro che si sta appiccando nel distretto del capitalismo mondiale.

Look Up,America! è di scena fino all’11 novembre al Teatro dell’Orologio.

Francesco Prudente