L’Uomo della sabbia- Sandman è una figura ricorrente della tradizione popolare angloamericana: una creatura magica che cosparge sabbia dorata sui bambini affinché dormissero, senza capricci; protagonista di fiabe, ballate e persino di ben due serie fumettistiche targate DC Comics( la casa editrice di Batman e Superman) .Una degli anni ’40, con protagonista il giustiziere mascherato Wesley Doods e l’altra, contemporanea, di Neil Gaiman, The Sandman ,incentrata sulle vicende di Morfeo signore dei Sogni acclamatissima non solo nel circuito dei comics.
Il racconto di Hoffmann, Sandman, trae spunto da tale figura folcloristica rivisitandola in maniera visionaria, attraverso un gioco ambiguo di suggestioni e implicite mezze verità.
Agli inizi del diciannovesimo secolo,Il giovane Nathaniel è ossessionato dalla cruenta morte del padre che attribuisce al vecchio avvocato di famiglia, il dottor Coppelius; un uomo misterioso e orribile, sotto le cui spoglie, secondo il ragazzo, si nasconderebbe il demoniaco Uomo della sabbia, che fa schizzare gli occhi dei fanciulli con la sua sabbia incandescente.
Il decesso del padre è avvenuto durante un esperimento ma Nathan è talmente ossessionato da Coppellius, che durante l’incontro con Coppola, un ottico italiano, crede di riconoscere in lui l’anziano avvocato ed inizia una discesa nella follia, alla quale né la sua candida amata Clara né l’amico Lothar paiono potersi opporre.
L’uomo della sabbia è una vicenda profondamente inquietante, sempre sospesa tra realtà ed una torva immaginazione, della consistenza della materia dei sogni. Nathaniel è un folle, prigioniero di fantasie e traumi dell’infanzia o Coppelius/Coppola è un mostro che devasta il quadro sereno e composto della vita borghese dei protagonisti dell’opera?
La potenza narrativa e lo stile riuscito hanno reso tale racconto una delle opere più conosciute ed apprezzate di E.T. Hoffmann, autore fantastico che ,alla stregua di artisti come Lovercraft e Le Fanu, seppe scandagliare l’inconscio e la paura del caos tipici della società anglosassone del tempo.
Luca Bei presenta una riduzione del racconto nella cornice immaginifica dello storico Teatro della Cometa, sede ideale per la messa in scena d’una pièce così visionaria con il suo carico di storia e bellezza, conducendo lo spettatore in un viaggio nella pazzia e nel sospetto attraverso la figura dello stesso Coppelius il quale è il narratore divertito della tragica vicenda.
Bei inscena con bravura ed originalità la trama di Hofmman, dirigendo gli attori in quadri di potente impatto visivo grazie anche all’uso sapiente delle luci di Marco Laudando ed alle inquietanti scenografie di Valeria Mangiò che restituiscono appieno il claustrofobico orrore che prova Nathaniel.
Attraverso una fosca penombra,incensi e candele, Bei dirige una sinfonia di ambigui eventi senza mai svelare la verità sui fatti riuscendo a comunicare appieno la visione dell’esistenza di Hoffmann; ovvero che l’uomo è solo, apparentemente, padrone di sè ma in realtà è in balia di forze più grandi, che si focalizzino come entità esoteriche o come spettri della psiche.
Un plauso, dunque, al talentuoso regista ed a Riccardo Francia, Coppelius/Coppola, la cui interpretazione spicca per la sapiente miscela di crudeltà e candore: il suo Coppelius ,sempre in bilico tra innocente protagonista delle fantasie d’un folle e creatura maligna e sovrannaturale, genera un profondo senso i turbamento nello spettatore- merito pure delle riuscite musiche, gotiche al punto giusto-.
Adattamento riuscito ed originale, merita il più ampio seguito di pubblico possibile.
In scena sino al 30 settembre presso il Teatro della Cometa.
Roberto Cesano