La madre è il principio universale della creazione; colei che genera e protegge sino all’età adulta, è fonte d’amore ed origine di tanti malesseri tra cui forti gastriti nervose…
Eccola entrare in scena in maniera poco convenzionale – non sveliamo altro per non rovinare uno dei momenti più divertenti dello spettacolo – tormentata dalle continue telefonate della madre che le interrompe puntualmente l’inizio della perfomance. Il motivo delle chiamate è la gastrite di cui l’anziana signora sembra soffrire oltre al desiderio, non troppo segreto, di rubare la scena alla figlia che, per pura coincidenza, vuol proporre un monologo su questa malattia.
L’interazione tra le due donne scatena una serie di irresistibili gag durante le quali Cinzia Leone dà il meglio di sé, tra parodie irresistibili di celebri spot e racconti ancestrali sulle madri all’alba dei tempi, che non sono molto differenti da quelle attuali, nel carattere e nei modi di fare.
La comicità dell’artista è pura fisicità dirompente che travolge e conquista con veracità divertita: ampia gestualità, battute fulminanti sul traffico romano e sulle pubblicità riservate alle donne, costrette sin dai primordi a somatizzare lo stress in malattie dell’apparato digerente.
Il tutto strizzando l’occhio alla figura della Madre, come archetipo di una femminilità popolana e invadente ma piena d’amore e tenerezza.
Durante lo spettacolo, un one man show che ben si presta alle corde dell’attrice, sono mandate in onda delle clip dove la protagonista interpreta la sua fittizia genitrice; una donna egocentrica, lamentosa, il cui scopo di vita pare essere manipolare la figlia e richiederle continue attenzioni.
L’invadenza dell’ingombrante figura materna diviene spettacolo, nel quale Cinzia Leone può sfoggiare la sua camaleontica bravura nel recitare differenti personaggi di donne sull’orlo di una crisi di nervi e di problemi intestinali corredati.
Ed è in ciò che sta il fulcro del suo talento: nella capacità di trasformare il vissuto quotidiano in umorismo vitale e coinvolgente da portare su un palco, per ammaliare gli spettatori e farli sorridere su miserie comuni, senza attenersi rigidamente al copione.
L’attrice si blocca, chiede le battute alla suggeritrice, colloquia col pubblico in quella che sembra più una discussione pubblica che un monologo, sovvertendo i canoni classici delle regole della recitazione teatrale. Ma una donna istrionica ed ispirata come la Leone difficilmente può essere contenuta in limiti preordinati.
La regia di Fabio Mureddu è funzionale ai suoi exploit, mentre le luci in sala sono perennemente accese affinchè ella possa interagire col pubblico con risultati a dir poco esilaranti.Lo spettacolo è proprio la stessa Cinzia Leone e ciò garantisce un’ottima riuscita e molte risate.
In scena presso il Teatro Ghione sino al 18 marzo.
Roberto Cesano