Al Teatro Anfitrione di Roma è di scena il Misantropo di Moliere; una versione ridotta e riadattata del classico del noto commediografo francese.
L’ambientazione storica è di inizio Novecento, ma tale opera potrebbe essere collocata in qualsiasi fase storica, anche nel presente, vista l’attualità del testo.
La storia è quella di Alceste, un uomo di valore, integro moralmente che si invaghisce di Cèliméne, una donna che ha paura della solitudine e che per questo motivo è circondata sempre da uomini.
Questa situazione, alquanto complessa e al tempo stesso frivola, porta Alceste ad essere estremamente geloso: vedere con quanta civetteria la sua donna porta ai suoi piedi i corteggiatori che la circondano, lo strema letteralmente. Inotre la rettitudine del protagonista lo mette in contrapposizione con i salotti mondani frequentati. E per questo si troverà ad un certo punto davanti ad una scelta ch’egli farà la sua.
Naturalmente a voi scoprire quale sarà la decisione presa da Alceste.
La storia scorre piacevolmente; gradevole lo stile registico di Marco Belocchi, peraltro interprete di un Alceste credibile. Ottimo l’intero cast; Cèlimene, interpretata da Eleonora Pariante, impersona del tutto lo stereotipo della bella donna, ammaliante, che sa’ conquistare tutti.
Gli altri interpreti Giustino De Filippis (Filinte), Giuseppe Alagna (Oronte), Maurizio Castè (Acaste), Vittorio Ciardo (Clitandro), Valentina Maselli (Eliante), Teresa Marra (Lisette), Tania Lettieri (Arsinoé), Vittorio Aparo (La guardia / Du Bois) sanno donare all’ intera storia un ritmo calzante grazie alle eccellenti interpretazioni.
Un po’ basica la scenografia di Manuela Barbato, che tende a raffigurare per l’appunto il salotto di una gentil donna. Scenografia composta da fondali/tessuti bianchi e qualche elemento scenico a corredo, ma fondamentalmente essenziale.
I costumi di Maria Letizia Avato conferiscono maggiore credibilità ai personaggi e alla storia riportata al ‘900.
Lo spettacolo, assolutamente da non perdere, per trascorrere due ore divertendosi, è in scena fino al 26 Marzo al Teatro Anfitrione di Roma.
Fabio Sepe