Tre donne sferruzzano a maglia sedute su un palco spoglio, mentre un giovanetto ipercinetico si muove al ritmo dei ferri, come una marionetta pizzicata dalla taranta. Inizia così Misericordia, spettacolo di Emma Dante in scena presso il Teatro Argertina, fino al 10 settembre.
S’apre con tre donne e un fanciullo speciale immersi nella propria quotidianità, poco prima di un mutamento epocale. Anna, Nuzza e Bettina hanno cresciuto lo sfortunato Arturo, orfano di madre per causa di un padre violento, come un figlio nonostante lo squallore e la miseria in cui vivono letteralmente- come spazio fisico- e come vita vissuta- sono prostitute, alle prese con tutte le difficoltà del mestiere-.
Ma per le protagoniste diviene sempre più arduo, riuscire a gestire Arturo e garantirgli una vita decente, perciò hanno deciso di farlo trasferire in un convitto, dove si occupino di lui con i mezzi necessari. Il loro non e’ un abbandono ma un atto d’amore e di misericordia verso il figlio che il destino ha loro affidato; un sacrificio doloroso come ogni separazione, non reso più lieve dalla consapevolezza della propria condizione inadeguata. E’ il gesto che farebbe una madre: mettere da parte se stessa, compiendo una scelta tragica per il bene della propria prole.
Misericordia e’ forse l’opera più riuscita della Dante tra le più recenti; una summa della sua drammaturgia colma di passione e potenza visiva.
L’opera stessa e’ un atto d’amore verso l’universo femminile, la forza e la straordinaria umanità ed empatia che le donne sanno dimostrare, malgrado l’orrore quotidiano in cui vivono, ed un’ode agli ultimi- i veri protagonisti del teatro di Emma Dante-.
Gli ultimi saranno i primi, e nella drammaturgia dell’artista siciliana lo sono assolutamente, tuttavia lo sguardo della Dante non e’ mai pietistico o conciliante ma teso a metter in scena anche le sfumature grottesche e grette della diversità.
Questo perché alla regista interessa esplorare la complessità di tale condizione esistenziale, per restituirne la viscerale e contraddittoria poeticità vitalizia, che cova nelle vite dei diseredati.
Le sue opere sono un maglio visivo, che colpisce lo spettatore con una potenza inaudita attraverso i suoi attori, a loro volta marionette viventi e vere e proprie bestie di scena– come sottolinea la Dante nell’omonimo spettacolo-.
Gli interpreti dei suoi testi sono creature dalla fisicità prorompente ed imperfetta che fende lo spazio scenico come uno squarcio, tra il mondo fittizio della trama e gli spettatori.
Il fortissimo lavoro fisico degli attori e’ un marchio di fabbrica di Emma Dante, come la visceralita’ dei suoi soggetti che parlano alle emozioni del pubblico, lo ipnotizzano e lo coinvolgono in un’esperienza sensoriale spiazzante.
Il suo e’ un Teatro di parola ma soprattutto iconico, concentrato nella messa in scena che e’ un tripudio dell’aspetto visivo, in cui ogni elemento e’ esaltato.
Misericordia, in particolare, deve la sua riuscita alla sapiente mistura della bravura recitativa dei quattro protagonisti ed alle trovate sceniche di cui si fregia, dalla scenografia scarna adornata esclusivamente da sedie e poco altro, all’uso ricreativo di un sacco di spazzatura.
E’ un’opera profondamente emozionale, che sa parlare di maternità e rinuncia ed in cui, come spesso accade nei testi della Dante, la figura maschile e’ negativa e coercitiva nei confronti del femminile.
Geppetto, il padre naturale di Arturo, ha picchiato selvaggiamente la giovane madre durante tutta la gravidanza, e di fatto e’ il responsabile della menomazione psicofisica del figlio.
La percezione di un matriarcato, all’ombra di una società fallocratica e maschilista, e’ prepotentemente mediterranea ed Emma Dante la reca in se’ come retaggio della sua sicilianita’; le comunità del sud del mondo, hanno sempre avuto gruppi di donne che esercitavano un’autorita’ implicita ma riconosciuta rispetto a quella, canonica, maschile.
Anna, Bettina e Nuzza si sono sostituite ad un genitore indegno, per affetto verso l’amica morta di parto, e con verace amore hanno cresciuto Arturo, nelle possibilità a loro concesse.
La rivelazione del loro essere puttane avviene attraverso un passaggio scenico, tra i maggiormente riusciti dell’opera e che esalta le straordinarie capacità delle protagoniste.
Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi e Simone Zambelli hanno regalato anima e corpo a Misericordia, con una prestazione ispiratissima e potente; la loro bravura e’ motivo di applausi a scena aperta, in diversi momenti dello spettacolo.
Emma Dante ha tratto ispirazione dal Pinocchio di Collodi, per portare in scena uno spaccato di vita al femminile con Simone Zambelli/ Arturo che e’ in burattino anfetaminico accudito da tre improbabili fate madrine.
Il risultato finale e’ commovente; ispira un fortissimo struggimento negli spettatori, toccati dalla grazia sgangherata delle creazioni di Emma Dante.
Roberto Cesano