Mistero Buffo @ Teatro Brancaccino – Roma

Mistero Buffo, opera manifesto del compianto Dario Fo, compie 50 anni e le iniziative celebrative fioriscono in tutto il Belpaese.

Anche Ugo Dighero omaggia il premio Nobel milanese, portando in scena due episodi della corposa opera teatrale presso il Brancaccino, spazio del teatro Brancaccio dedicato ad espressioni teatrali differenti dal suo programma principale.

Per quanto il termine capolavoro sia alquanto abusato nella contemporaneità, Mistero Buffo detiene orgogliosamente in se’ tale definizione e vi sono decine di tomi sull’impatto che il testo- e l’interpretazione-  di Fo ha avuto sulla storia della  cultura, non solo italiana.

Dighero, dopo una breve e sagace introduzione all’opera, recita Il primo miracolo di Gesù bambino  e La parpàja topola.

Ne Il primo miracolo, Gesù è ancora un bambino, in procinto di compiere il suo primo prodigio, per essere accettato dai suoi coetanei nel villaggio in Egitto, dove la sua famiglia si stabilì in fuga da Erode.

Il Messia è uno straniero in terra straniera, un profugo scacciato dagli altri bambini per la sua condizione, ma riuscirà a farsi benvolere grazie ad un piccolo miracolo fino a quando interviene il prepotente figlio del potente del luogo a turbare l’atmosfera festosa.

Il figlio di Dio da una lezione al viziato rampollo, ricordando agli abitanti del posto che non ci si deve rassegnare ai soprusi.

La parpàja topola, invece, tratto dal Fabulazzo osceno, ha come protagonista il mite ed ingenuo Giavan Pietro, un’anima pura cresciuta da un ricco misogino, che gli lascerà il suo ingente patrimonio e un timore folle delle donne.

Una volta ereditato, il giovane diviene oggetto delle macchinazioni del prete locale, che ha una relazione clandestina con la procace Alessia.

Il sacerdote fa incontrare a Giavan Pietro la sua amante e questi se ne innamora e la sposa, tuttavia la prima notte di nozze risulta troppo affollata ed il neo sposo dovrà tribolare per avere le grazie della consorte, conquistata da suo squisito candore.

Due segmenti differenti tra loro, accomunati dalla brillante ironia dell’estro di Fo e impreziositi dall’uso del grammelot, il linguaggio usato dall’artista in Mistero Buffo e che si fonda sul gioco onomatopeico per generare parole, anche prive di senso, che ricordano determinate lingue reali.

Il grammelot si affermo’ in Europa tra le compagnie teatrali esuli, costrette a stabilirsi ed esibirsi in nazioni straniere, senza padroneggiare la lingua. Da qui la necessità di portare in scena testi che ricordassero la lingua, fondati su un uso eccezionale della pantomima.

Fo riprese in Mistero Buffo tale linguaggio inventato, facendolo riscoprire al grande pubblico e sottolineando la straordinaria inventiva della Commedia dell’Arte e dei teatranti.

I due episodi celano dietro un umorismo lieve e sognante, una forte metafora sociale e uno sberleffo verso l’Autorità, colti appieno da Dighero, anche regista dello spettacolo, confermando il suo talento attraverso una performance mimica e vocale eccellente;  conquista lo spettatore e lo conduce nel cosmo immaginifico di Dario Fo, scopo della messa in scena di tale omaggio.

Su un palco privo di scenografie, l’attore celebra il mito, utilizzando il proprio corpo e il cuore in quella che e’ una dichiarazione d’amore verso Fo.

In scena fino al 13 ottobre presso il Brancaccino.

Roberto Cesano