Al Teatro De’ Servi va in scena Non rubateci i sogni, una commedia dal sapore dolce-amaro, dedicata a tutti coloro che hanno sogni da realizzare, il coraggio per crederci e la forza di difenderli. Un vero e proprio inno al diritto di sognare, una storia toccante, emozionante, che affronta temi difficili come la vita, la morte, l’amore, la giustizia, avvicinando lo spettatore alla realtà napoletana, fatta di cuore, coraggio, entusiasmo e paura.
Bernardino De Bernardis, autore e regista, a mio avviso un talento emergente nel panorama del teatro italiano, ci regala ancora una volta uno spaccato di vita vissuta, uno spettacolo ironico e drammatico al tempo stesso, dove emerge la speranza, o forse la preghiera, che la forza dell’amore liberi gli animi dalle paure e dalle schiavitù e porti davvero verso un mondo migliore. Un omaggio a Napoli e ai napoletani, al loro coraggio, al loro amore per la città malgrado tutto.
Un prete originario della meravigliosa Napoli, dopo vent’anni di lavoro in provincia di Bolzano, chiede il trasferimento a Roma, spinto dalla freddezza degli abitanti di quel paesino tra i monti così poco movimentato e deciso a ritrovare un po’ di quel calore umano e di quella vivacità in cui è cresciuto da ragazzo. Il trasferimento gli viene concesso, ma la destinazione è una parrocchia nel cuore della sua Napoli, nello stesso quartiere teatro di episodi della sua gioventù che forse non ha mai superato. Arrivato a destinazione, l’iniziale entusiasmo si scontra con la realtà e si rende conto che non è cambiato molto e che la violenza che ha lasciato da ragazzo non è affatto scemata, di conseguenza è costretto ad affrontare la sua innata codardia e farsi forza per provare a ribellarsi ai continui soprusi che la sua nuova comunità è costretta a subire.
Don Angelo arriva a destinazione e trova la perpetua Assunta a spiegargli la complessa situazione in cui dovrà imparare ad operare: la chiesa è inagibile e sottoposta a lavori di ristrutturazione di cui non si conosce la durata, quindi la comunità si è trasferita in un vecchio teatro confiscato alla Camorra che ne reclama il recupero e le istituzioni hanno deciso di abbattere per far spazio ad un redditizio centro commerciale.
Protagonisti della storia, insieme a Don Angelo e Assunta, sono i ragazzi della comunità, tra i quali anche la figlia del boss di zona, ognuno con le sue difficoltà e le sue paure, ma tutti pieni dell’entusiasmo e della carica emotiva di chi crede nel futuro, ha sogni da realizzare e progetti da portare avanti e non si arrende di fronte alla violenza e alla logica del profitto. E così Enrico, Salvatore, Maria Grazia e Alessandro decidono di occupare il teatro e di organizzare uno spettacolo che dimostri la loro forza e la loro rivincita nei confronti della Camorra.
Inizialmente è Enrico a guidare il piccolo gruppo di rivoluzionari, attraverso le sue parole d’amore, la sua colta serie di citazioni ed il suo commovente e profondo animo puro: legge i suoi libri, scrive le sue poesie e scrive la sua storia in un libro. È il giovane intellettuale del gruppo, animo delicato e pieno di fiducia nel mondo e di amore per la sua città oltre che fonte di ispirazione per tutti gli altri, che un po’ lo temono ma che sono incantati dal suo modo di essere. Alla fine del primo atto, però, Enrico viene ucciso e i suoi compagni di avventura erediteranno dalle sue stesse parole il coraggio di provare a cambiare il mondo davvero, cercando di mettere fine a soprusi e ingiustizie.
Questo terribile episodio darà fiducia a tutti gli altri e il libro che Enrico stava scrivendo sarà la forza del piccolo gruppo di giovani, capitanati dal ritrovato coraggio di Don Angelo e dalla gentilezza della perpetua Assunta, cullando quel senso di responsabilità civile che il pubblico sente forte e che regala consapevolezza e fiducia in un mondo migliore. Non esistono infatti sogni facili e nemmeno un modo facile di realizzarli, è molto più semplice abbandonarli e arrendersi alle avversità, ma questo spettacolo è un delicato omaggio alla speranza e ci ricorda che è nostro dovere trovare il coraggio per alimentare e realizzare quei sogni che il cuore ci suggerisce.
Uno spettacolo vivace, colorato, che ci fa divertire, sorridere, cantare ma anche riflettere e ci avvicina ad una realtà che molti di noi non conoscono e che, invece, rappresenta la tragedia quotidiana di persone indifese e lasciate sole.
Un cast eccezionale, tutti gli attori sono bravi e intensi, hanno curato i propri personaggi con meticolosità e passione e sono riusciti a farsi amare da un pubblico divertito ma attento, che vorrebbe abbracciarli tutti quando emergono le debolezze e le paure. Irresistibile Don Angelo interpretato dal magnifico Bernardino De Bernardis, intenso e profondo Enrico (Luca Buongiorno), semplice e scanzonato Salvatore (Mauro De Maio), leggera e appassionata Maria Grazia (Francesca Di Meglio), perfetto nella sua parte di boss navigato Ciro Formisano, divertente e commovente nella sua ricerca di consenso Alessandro (Martin Loberto),, duro eppure incerto di fronte al coraggio degli altri il giovane aiuto del boss (Coky Ricciolino), perfetta e commovente padrona di casa Donna Assunta (Angela Ruggiero/Elena Verde).
La scena è fissa: un vecchio teatro ospita i locali della chiesa del quartiere, momentaneamente in ristrutturazione. Essenziale negli arredi, il palco prende vita grazie alla bravura degli attori in scena.
Un finale a sopresa con due Pulcinella che ballano e piroettano insieme sul palco libero da tutto e che rappresentano proprio il contrasto tra il vecchio e il nuovo che porta alla crescita e alla realizzazione di se stessi.
Una bella pagina di teatro, semplice ma al tempo stesso di grande valore, una storia commovente e intelligente.
Da non perdere. In scena fino al 14 maggio al Teatro De’ Servi.
Claudia Belli