Fino al 6 ottobre al teatro Sala Umberto va in scena il dramma della vita in Non si uccidono così anche i cavalli?.
Dal testo originale, scritto nel 1935 da Horace McCoy, è stato tratto nel 1969 l’omonimo film di Sidney Pollack, vincitore di un Oscar per il miglior attore non protagonista.
L’opera è stato riadattata per l’occasione da Giancarlo Fares, che ne ha curato anche la regia.
Siamo negli anni trenta, un gruppo di ragazzi partecipa ad una maratona di ballo con la speranza di realizzare i propri sogni e ambizioni, che consistono in un premio in denaro e la possibilità di essere notati da registi e produttori.
La gara ha però delle regole molto impegnative e le coppie devono ballare ininterrottamente per ore, sono ammesse solo pause di pochi minuti e vincerà solo chi riuscirà a restare in piedi; occorre, perciò, essere disposti a tutto per resistere al ritmo massacrante della competizione e farcela.
L’ambiguo organizzatore, Joe, interpretato dal bravo Giuseppe Zeno, guida la gara con fermezza ed energia, accompagnando i ragazzi nell’interminabile competizione.
Joe è uno showman che ama il suo lavoro, anche se consapevole di quanto sia spietato il suo ruolo ed esorta le coppie in gara, le compatisce e le spinge a dare il massimo.
In balia di un’altalena di emozioni, assiste alla progressiva disperazione di chi ce la mette tutta per arrivare al successo.
Silvia Salemi interpreta una delle ragazze in gara, Gloria, che dà voce ai pensieri e alle speranze suoi e dei compagni di sventura.
Le coppie in gara arrivano con il loro bagaglio di emozioni e iniziano a ballare allegri e combattivi; tuttavia, col trascorrere delle ore, iniziano a dare segni di stanchezza, ma la fatica non spegne la voglia di farcela, anche quando la prova inizia a diventare disumana e si rischia di perdere la dignità.
Si legge letteralmente nei volti di ogni ballerino l’evoluzione dei singoli stati d’animo: sono, infatti, spinti a lottare gli uni contro gli altri per raggiungere la fama, finché non smettono d’esser individui per diventare dei numeri, animali sacrificabili in nome del divertimento di chi guarda.
Il mondo dello spettacolo è invitante e insidioso, cinico e superficiale: spreme energia e sofferenza a coloro che vogliono farne parte e non esita ad abbandonarli quando il pubblico si stanca e reclama altro.
Come nei moderni reality show, le regole della gara ricalcano le regole della vita e bisogna resistere ed andare avanti a tutti i costi; se si cade ci si rialza perché chi si ferma è perduto.
Si è disposti a qualsiasi sacrificio pur di raggiungere il proprio obiettivo. Ma vale la pena sacrificare tanto per l’ambizione?
Fondamentale è la musica, scritta e suonata dal vivo dal gruppo Piji Electroswing Project. Il jazz e lo swing assieme ai costumi colorati, alle acconciature ed alla scenografia che riproduce bene il locale dove si svolge la maratona di ballo, trasportano come per magia lo spettatore negli anni Trenta.
Le coreografie studiate nei minimi particolari incantano e sottolineano brillantemente le caratteristiche delle diverse coppie.
Laura Pazzelli