Dal 16 al 26 settembre, va in scena al teatro Vittoria, in prima assoluta, Non ti scordar di me, la divertente commedia scritta e diretta da Chiara Bonome.
Siamo nel moderno ed elegante studio di uno psicanalista: un uomo, Stefano Messina, è steso sul lettino e viene svegliato da un insistente bussare alla porta; è confuso e non ricorda più nulla. Grazie all’avvicendarsi dei suoi pazienti, riesce a capire di essere lui stesso lo psichiatra e di chiamarsi Ettore Morini. I suoi pazienti sono un concentrato di manie, complessi ed ossessioni: Adriano, Carlo Lizzani, ha un disturbo dell’identità e, ogni volta che entra nello studio, crede di essere una persona diversa.
Orlando, Stefano Dilauro, soffre di rupofobia (paura dello sporco), è ipocondriaco e pulisce lo studio in cambio delle sedute di psicoanalisi. Vittorio, Marco Simeoli, è un paziente esagitato ed ansioso, narcisista patologico, che soffre di attacchi di panico che si calma solo se riceve ordini perentori.
Tutti insieme provano ad indagare sulla vita di Ettore cercando indizi nello studio, nella speranza di fargli tornare la memoria, ma il dottore fosse un uomo molto riservato. L’impresa con questi presupposti è ardua, forse l’ipnosi può essere una soluzione? Scoprirlo sarà molto divertente!
L’Ettore di Stefano Messina è un personaggio tragico, disorientato e preoccupato, in balia dei suoi nevrotici ed imprevedibili pazienti.
Carlo Lizzani dà vita ad un multiforme Adriano, folle personaggio trasformista che porta il caos nello studio.
Stefano Dilauro regala all’Orlando maniaco delle pulizie, il futile paziente che confonde le parole, la sua deliziosa verve pugliese.
L’egocentrico Vittorio è magistralmente interpretato da Marco Simeoli, che lo rende eccentrico e quasi caricaturale con una mimica facciale e gesti esilaranti.
La scenografia di Alessandro Chiti incornicia perfettamente la storia tutta al maschile, con l’uso dell’elegante grigio ed i dettagli rossi.
Anche la scelta della musica è felice: da All I have to do is dream a e Strangers in the night si sottolinea lo smarrimento dei personaggi, persi nelle loro paure.
Non ti scordar di me indaga uno dei mali del nostro secolo, la perdita dell’io, mettendo a confronto l’amnesia con le piccole dimenticanze quotidiane, che ci fanno perdere il contatto con le cose veramente importanti della vita.
La commedia è incentrata sulla memoria, depositaria dei ricordi e artefice del futuro. Una volta persa la memoria si ha forse l’occasione per vivere una nuova vita ed essere la versione migliore di sé stessi? Oppure è meglio porsi delle domande (che hanno spesso l’assurda capacità di essere fatali) col rischio che più dettagli di te stesso scopri, più passa la voglia di scoprirne altri?
Laura Pazzelli