Note di cucina @ Teatro dell’Orologio – Roma

imageAl Teatro dell’Orologio va in scena lo spettacolo Note di cucina, tratto dal testo di Rodrigo Garcia, di cui il regista Giuseppe Roselli ha curato l’adattamento. Rodrigo Garcia, nato a Buenos Aires, in Argentina, nel 1964, è regista, autore, videomaker e performer; insieme alla sua Compagnia Carnicerìa Teatro, elabora un linguaggio teatrale sorprendente dove i corpi in movimento disegnano i nuovi rituali del quotidiano. I protagonisti della piece sono Giancarlo Fares, Giorgio Carducci, che canta dal vivo canzoni che vanno dalla musica Rinascimentale al Pop, Raffaella Cavallaro, Sara Greco Valerio e Alessandro Porcu, mentre al liuto c’è Simone Colavecchi. Le scene sono di Ciro Paduano. 

Note di cucina è uno spettacolo che parla di umanità e di relazioni, anche con il sorriso sulle labbra, non appesantendo le situazioni reali ma vivendole con distacco e solarità. Si compone di appunti per mangiare e per vivere meglio in società e racconti di vite vissute al massimo delle proprie possibilità;  è come sedersi ad ascoltare e ridere della lotta per la sopravvivenza di quattro attori su un palco. È una festa di matrimonio. Ma è anche un elenco di consigli da non seguire, la dimostrazione che c’è qualcuno che, da sempre, ha provato a ingannarci.

In questo spettacolo due uomini si contendono due donne: i protagonisti parlano tra loro davanti ad una tavola imbandita mentre cucinano, ma c’è chi non è d’accordo e vuole parlare da solo. Ci sono anche un cantante e un musicista. I loro discorsi sono un bizzarro elenco di appunti per fare bella figura con gli ospiti, di ricette e di raccomandazioni. Come succulente e ricche pietanze disposte su una tavola imbandita a festa, i loro pensieri più oscuri e le loro emozioni più intime vengono esibiti senza pudori.

Secondo le parole stesse del regista Giuseppe Roselli, Note di cucina scomoda il Rinascimento italiano e le regole del galateo per parlarci di contemporaneità, fa parlare le donne stufe degli uomini, racconta di uomini che vogliono mangiare le donne o semplicemente invitarle a cena, ma che comunque le amano. Note di cucina riversa su una tavola sempre troppo piena o troppo vuota l’insicurezza e l’istinto di piacere di uomini e donne che si confondono, si cercano, si perdono e si rivendicano. La musica è il loro tempo. E il tempo spesso è speso male.

Nonostante l’impegno degli attori, il ritmo risulta lento e, per ovviare a ciò, si creano delle situazioni recitative che in alcuni casi raggiungono il grottesco, con battute nate con l’idea di far sorridere lo spettatore ma che al contrario lo lasciano un po’ perplesso, come ad esempio dialoghi/constatazioni di dubbio gusto su omosessualità, denigrazione gratuita della pittura di Van Gogh, osservazioni su un bambino ubriaco. Sinceramente i dialoghi appaiono spesso slegati tra di loro, non c’è un filo logico narrativo ma si ha la sensazione di aver un po’ raffazzonato lo spettacolo, cercando di riempire i vuoti narrativi stessi con situazioni non ben definite e senza alcuna consequenzialità, con il risultato di annoiare lo spettatore che osserva.

Ciò che resta di buono alla fine dello spettacolo sono in conclusione le canzoni ben cantate da Carducci e accompagnate dalle note del liuto di Colavecchi, un po’ poco rispetto forse alle ambizioni iniziali.

In scena fino al 16 febbraio presso il Teatro dell’Orologio – Sala Moretti a Roma. 

Giuseppe Prodomo